Il bello dei Conservatori (“o” larga, please!)

Ecco, stasera incomincia! Parte da Salerno il Festival nazionale dei Conservatori. Si annuncia una partecipazione straordinaria di pubblico in una città che vive questa serata come una grande occasione per la sua tradizione musicale. Avevo annunciato tempo fa sul Blog questo progetto. Portare per l’Italia i giovani talenti musicali dei nostri Conservatori, dare un saggio al pubblico del nostro patrimonio musicale del futuro. Aprire il forziere e fare vedere che cosa c’è dentro, incoraggiare un mondo ingiustamente sottovalutato a tirare fuori il meglio di sé con orgoglio. Il Ministero aveva coltivato negli anni passati un Premio delle Arti, ottima iniziativa autonoma in tempi di scarsa attenzione alla cultura. Da quest’anno diventa Festival delle Arti e al suo interno il Festival dei Conservatori assume la struttura più forte e articolata andando per città. Ci saranno sette sezioni del Festival, divise per genere. Dopo Salerno, che è l’apertura e presenta il meglio dei vincitori del vecchio Premio delle Arti, ci saranno nell’ordine (prendere nota, vale la pena): sabato 18 a Genova, con trionfo del violino; a Venezia il 24-25 novembre per due giorni di pianoforte; a Verona il 1° dicembre con il canto: a Vicenza l’11 dicembre con chitarra e strumenti a corde “pizzicate” e percussione; il 18 a Catania per la musica d’insieme da camera; a Como il 10 gennaio per il jazz. Il 22 gennaio a Roma (Auditorium del Parco della Musica) serata di esibizione e premiazione di tutti i vincitori.

Vedremo i risultati. Io credo che intanto si debba fare uscire dalla “minorità” un settore (l’alta formazione artistica e musicale) che può essere una punta di diamante del nostro sviluppo culturale, civile ed economico. So l’obiezione: e con i problemi che ci sono nei Conservatori e nelle Accademie, voi vi mettete a fare i Festival? Risposta. Sì. Perché a me non interessa pietire soldi a ogni Finanziaria (tra l’altro questo settore ne ha avuti in più rispetto al passato; bravo Mussi) per fare galleggiare e boccheggiare più o meno il sistema. A me interessa invece dargli forza, smalto, credibilità; per poi fargli ottenere più soldi sulla base di una convinzione diffusa nel paese del suo valore e della sua importanza. E fra l’altro anche i problemi organizzativi e normativi li stiamo affrontando. Ma cercando di guardare a orizzonti più ambiziosi, non solo inseguendo i temi della negoziazione sindacale.

A proposito di musica, segnalo un bell’articolo di Giuseppe D’Avanzo su Repubblica di ieri. Materia: la morte e i funerali di Merola. Quando le persone scompaiono bisogna sapere essere rispettosi verso di loro. D’accordo. Però…Però le lodi sperticate del personaggio da parte di ogni fonte istituzionale sono veramente andate oltre il lecito, vista la cultura impersonata da Merola. Che non è stata davvero la più indicata per guarire Napoli dai suoi mali. Mi è venuta una riflessione alla mente: Milano è stata culturalmente conquistata, anche nelle sue classi dirigenti, dalla cultura della fabbrichetta; Napoli rischia di essere conquistata (come diceva D’Avanzo) dalla cultura dei “lazzari”. Tutto questo mentre il grado d’istruzione del paese cresce. Obbligatorio pensarci.

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