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Il mondo di don Ciotti. Prove di società
Piccole note di fine settimana. Antimafia e Conservatori. Per un po’ di combinazioni negli ultimi giorni sono stati questi i miei interessi principali. Parto dal primo. Venerdì pomeriggio sono stato (purtroppo meno di quanto avrei voluto) agli Stati generali dell’Antimafia, organizzati a Roma da Libera. Luigi Ciotti ha costruito in questi anni intorno a sé un mondo bellissimo. Ha intrecciato persone e cose e ambienti che si erano auto-organizzati, ma che grazie a lui si mettono in relazione in tutta Italia. O almeno più in relazione di quanto farebbero per i fatti loro. Gli andrebbe fatto un monumento per questo sforzo generoso. Ho rivisto un mare di persone care, alcune conosciute quando erano ragazzi e ragazze. E che ora incontri da docenti universitari, da magistrate, prossime mamme (auguri, Francesca!), perfino parlamentari. Più un mondo meraviglioso di insegnanti che hanno messo nella scuola tutta la propria vita. Poi c’è sempre il tocco caricaturale di queste situazioni: qualcuno che ci è appena arrivato, nell’antimafia, ma che già riveste ruoli di rappresentanza (succede, succede) e pensa che tu sia un politico calabrese perché ti vede intrattenerti con Agazio Loiero. Impagabile.
Ho pure dato alle stampe “Le ribelli”, il libro sulle donne che hanno sfidato la mafia per amore. Dalle prime ribelli (sole, disperate) agli Stati generali dell’antimafia: un bel percorso. Una strada tutta in salita. Che però è stata fatta, non dimentichiamolo mai. Venerdì è stato toccante il modo in cui Piero Marrazzo ha ricordato suo padre Jo (o Giò), giornalista che faceva splendidi servizi su mafia e camorra. Ci sono stati fischi per Prodi e la Jervolino. Ingiusti, secondo me; Prodi non è responsabile del fatto che in parlamento ci siano tanti condannati. Non ha fatto lui le liste elettorali e non guida alcun partito. E non può interferire, essendo il capo del governo, con la cosiddetta autonomia del parlamento. Però capisco la gente che ribolle, perché davvero l’album delle sfrontatezze è gonfio oltre misura. E perché l’energia morale di questo pezzo di società potrebbe cambiare il paese se solo trovasse sponde certe e continue nelle istituzioni politiche. (a proposito: ho finito giovedì il progetto per l’etica professionale da promuovere nelle università; si chiama Ethicamente, si occupa di legalità pure quello, appunto per fare un po’ di sponda).
Alla sera, tornando a Milano, ho incontrato in aereo Angelo, ex compagno di pensionato Bocconi, ora manager Enel. Racconto dei figli e della famiglia (il suo purtroppo meno felice), la rievocazione degli scherzi giovanili (lui metteva sotto i letti degli amici un nastro registrato che partiva dopo molto tempo, imitando una voce dell’aldilà, roba da prendersi un fottone), poi il saluto alle undici di sera. Dopo venticinque anni che non ci vedevamo. Vai a letto? No, devo scrivere un articolo. Anch’io devo leggere un bilancio. Ottimo, Angelo. Forse sognavamo questo, o forse non proprio. Speriamo di incontrarci una volta ancora.
Nando
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