L’Insegnante Ignoto. E Saveria

Per la serie “cose belle dal mondo”, ossia dall’Italia che non è solo pedofili e ammazzamenti e corruzione. Oggi ne ho viste due. La prima l’ho osservata e assaporata con ammirazione a Torino, intervenendo alla settima edizione di “Sottodiciotto”. Si tratta di un filmfestival in programma dal 24 novembre a domani (oggi, insomma). Promosso da tutti gli enti locali, dalla Fiera internazionale del libro e da Aiace, l’Associazione italiana degli amici del cinema d’essai, nata a Torino nel 1962. A “Sottodiciotto” partecipano studenti di tutta Italia con i loro video. Giurano gli organizzatori che gli studenti meridionali siano da anni più vivaci, più battaglieri, più creativi e anche -diciamo così- più carichi di rabbia positiva rispetto ai loro coetanei settentrionali. Contesti di vita più urgenti e stimolanti (leggi “drammatici”)? Meno soldi a disposizione, meno sazietà? Più voglia di lottare? La forza carismatica degli insegnanti di trincea?

Ognuno dia la sua risposta. Fatto sta che siciliani, campani e pugliesi lasciano da anni il loro segno in questa manifestazione. Organizzata con grande sapienza, mescolando libri e film (specie i film tratti da libri), offrendo ai ragazzi generi espressivi diversi (percussionisti, danzatrici, testimonianze orali) per contenere al massimo le cadute di attenzione. Una manifestazione nella quale ancora una volta ho colto la mano amorevole e intelligente dei professori. Mi è venuto così di chiedermi (e non retoricamente) se ci sarà mai qualcuno che farà un monumento all’Insegnante Ignoto, per ringraziarlo di quel che con milleduecento euro al mese ha dato al paese, vincendo strutture scalcinate e colleghi tiraacampare. E mi è venuto anche (sempre con ammirazione) di chiedermi chi abbia pensato di organizzare, dentro questo festival, una mattinata che poneva agli studenti la domanda cruciale per ogni esistenza dotata di senso: quando e come si accende in ciascuno di noi la scintilla della passione civile.

La seconda cosa bella l’ho vista a Milano nel pomeriggio. Stavolta, più che con ammirazione, con felicità. Nella scuola di via Melzi d’Eril è stata inaugurata la sede della nuova associazione “Saveria Antiochia”. Una saletta che farà da centro di documentazione sulla mafia e sulla legalità. Vi si uniranno Libera e Omicron, l’Osservatorio milanese sulla criminalità organizzata al nord, alla cui fondazione ho contribuito nove anni fa. Tanta gente, compresi don Ciotti, Giovanni Impastato (il fratello di Peppino) e Alessandro, il figlio di Saveria. La quale, per chi non lo sapesse, è stata un po’ la nonna del movimento e di Libera dopo che Cosa Nostra le uccise il figlio Roberto, agente di scorta volontario del commissario Ninni Cassarà. Era l’agosto dell’85. A lei, che ho amato moltissimo, ho dedicato una scena de “Le Ribelli”. Diciamo grazie a Jole Garuti, sua amica, che ne ha voluto ricordare il nome e che le dedicherà, da qui in avanti, il suo preziosissimo lavoro. Chi avesse libri o materiale d’archivio per questo nuovo centro di documentazione, sia generoso. Li metterà in buonissime mani.

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