Operaie. Analfabeti. E vai avanti tu…

Ed eccomi qui ancora una volta a scusarmi per il lungo silenzio. Dice: ma come fai a tenere sempre aggiornato il tuo Blog? Appunto, non ce la faccio. Bastano due giornate filate di quelle giuste e mi ritrovo nella veste del lumacone. Cose notevoli di questi giorni? Procediamo.

Cosa notevole numero 1. Serata di lunedì 4 a Telelombardia. Non notevole per il dibattito (dall’altra parte Cicchitto, Buttiglione e Santanché). Anzi ho scoperto che a questi dibattiti si va a farsi vedere, mica per dire delle cose. Tra pubblicità, servizi filmati e sondaggi e interruzioni l’algoritmo televisivo ti dà cinque minuti di parola su due ore e passa di trasmissione. Ma c’è l’inquadratura. E la gente ti vede lì. “In televisione”. Dunque ci sei, dunque esisti. Puoi pensare ad altro, non fare alcuna fatica mentale: il risultato è lo stesso. Il giorno dopo per strada chi ha fatto lo zapping  e non ha sentito nulla ti dice: “L’ho vista in televisione”. Sono soddisfazioni. Ma lunedì sera è stato diverso. David Parenzo, il conduttore, ha l’ottima abitudine di invitare in trasmissione i dipendenti delle aziende in crisi per farli parlare, per fargli illustrare le loro ragioni. E stavolta c’erano le operaie della Itman, gruppo tessile dichiarato fallito dal giudice dopo essere stato spremuto da una finanza senza troppi scrupoli. Vedere quelle operaie mi ha schiacciato contro i doveri primi della politica: la vita vera dei più deboli. Settecentocinquanta euro al mese, prendevano, quelle operaie. E di quei settecentocinquanta euro avevano una nostalgia dannata. Vedete un po’, molti pensavano (e io tra quelli) che il salario iniziale dei tranvieri, i fatidici ottocento euro, fosse il minimo delle retribuzioni “regolari”. No, se sei nel tessile e sei donna prendi anche di meno. Non la faccio lunga. Non dirò di altre riflessioni né di quello che si può fare per loro, ora che il fallimento è stato dichiarato (si può agire sulla cassa integrazione, al massimo; vedremo). Volevo solo comunicare che a Milano i famosi operai corporativi sono costretti a campare anche con queste cifre.

Cosa notevole numero 2. Mezzogiorno di lunedì. Dopo un seminario sul diritto allo studio nell’università di Bologna, è stato firmato un accordo di cooperazione tra quell’università e Libera, per un impegno comune contro le mafie. Bravo il rettore ma gran parte del merito è stata di Stefania Pellegrini, docente di sociologia del diritto, di cui ho già parlato su questo Blog. Della serie: si può guadagnare uguale ma lavorare il doppio se ci si crede, quando si ha in mano, anche per un millesimo, il destino di una pubblica funzione. Don Ciotti (voto 30 e lode) ha ripetuto il suo invito a essere “analfabeti”, per dire che non bisogna mai credere di sapere tutto o che altri sappiano tutto, specie sulla mafia. Condivido. Anche se temo assai che di questi tempi l’invito a essere analfabeti possa produrre qualche effetto indesiderato.

Cosa notevole numero 3. Si è scaldato il dibattito sulle tessere false della Margherita. Dopo essere stato invitato a difendere l’integrità morale del partito milanese, vedo che è sempre di moda dire “vai avanti tu che mi vien da ridere”. Vabbe’, quando si hanno delle responsabilità è giusto comunque prendersele fino in fondo. Però, però… Sono stato rimproverato per quel termine, “laida”, giocato in alternativa a “laica”. D’accordo, ma a furia di sentirsi dire che l’area laica, che l’area laica e che l’area laica, alla fine la battuta viene. Essere laici (o cattolici, beninteso) non è un salvacondotto per nessuno.

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