Tassisti romani. Precedenti penali

Ecco che cosa è la sicurezza. A parte il terrorismo politico e religioso. A parte la mafia e la camorra. E’ un autonoleggiatore che viene spedito in coma da un tassista con un pugno che gli fracassa le ossa della faccia, e il rumore delle ossa lo sentono anche quelli che capitano nei paraggi. Successo a Roma. Ora i tassisti potranno avere tutte le ragioni contro gli autonoleggiatori, specie contro quelli che gli tolgono il lavoro andando a cercare i clienti lì dove li cercano anche loro. Ma in questo caso proprio l’autonoleggiatore era stato chiamato dall’albergo dove è piombato come un energumeno il tassista in questione, avido di imbarcare clienti contro la loro volontà. E in ogni caso nell’episodio ci sono due particolari che lasciano praticamente sgomenti. Il primo è che il tassista dal pugno omicida era già stato denunciato dodici volte negli ultimi undici anni per violenze e pestaggi. Ripeto: dodici volte. Domanda: ma che ci vuole in Italia per mandare uno in carcere, o almeno ai lavori socialmente utili (ma lavori veri, mica a non far niente)? Vien voglia di segnarsi su un taccuino tutti questi casi di cronaca pazzeschi; e poi chiedere che cosa si stia facendo nel governo della giustizia per evitarne la ripetizione, per dare al diritto un barlume di razionalità e di credibilità, oltre che di utilità.

Spero che l’autonoleggiatore si salvi. Ma fossi suo parente chiederei il conto anche a chi ha lasciato l’aggressore bello impunito e titolare di pubblica licenza con tutti questi precedenti. Ecco, i precedenti. E’ appunto questo il secondo particolare. Si viene infatti a sapere che su poco più di seimila tassisti romani ce ne sono oltre cinquecento con precedenti penali. Roba da non credere. Ma in quale categoria c’è una simile percentuale? E questi hanno pubbliche licenze? E magari sono stati loro a tenere in iscacco Roma ai tempi della Bersani, loro i protetti di Alemanno e soci, loro quelli della lotta dura contro le nuove licenze? Ma altro che bloccare le nuove licenze! Io mi preoccuperei semmai di toglierle ai violenti. Le licenze pubbliche non sono un diritto. Semmai c’è il diritto dei cittadini di sapere che salendo su un taxi non finiscono in balia di caporioni pronti a menare le mani con il primo che passa (e il tassametro che gira…). Forza Veltroni!

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