Questo sito non utilizza alcun cookie di profilazione. Sono utilizzati cookie di terze parti per il monitoraggio degli accessi e la visualizzazione di video. Per saperne di più e leggere come disabilitarne l'uso, consulta l'informativa estesa sull'uso dei cookie.AccettoLeggi di più
Quando Liggio si presentò alla festa dell’Unità
Cooperativa familiare “Lavoro e Libertà”. Dal nome sembrerebbe roba d’altri tempi. E in parte lo è. Ma solo in parte. Perché è anche luogo di grande modernità civile. Un bel pianoterra con allegre tavolate e ottimo cibo, per dare sollievo e intrattenimento a chi di soldi non ne ha molti. E un enorme soppalco per fare dibattiti e cineforum. Dove si mescolano i giovani e gli anziani. Tutto questo a Trezzano sul Naviglio, appena fuori Milano. Ci sono stato ieri sera e ho scoperto qualcosa che periodicamente si dimentica che possa esistere. La socialità conviviale e curiosa e appassionata dei problemi del mondo: con un suo luogo, delle sue mura, delle sue relazioni sociali stabili ma aperte al nuovo. L’occasione è stata promossa dalla Sinistra giovanile. Che per me (forse ingiustamente) ha preso soprattutto due visi. Quello di Fabio, animatore effervescente della serata e giovane studioso dei fenomeni della criminalità. E quello di Laura, giovanissima, la più delicata e indifesa protagonista dei movimenti antimafia che abbia mai conosciuto, a dimostrazione che non è il carattere a dare la spinta per battersi ma i valori in cui si crede.
Quella di ieri era la serata conclusiva di un ciclo di cinque incontri. Mi ha colpito che fossero presenti (non succede quasi mai) il sindaco di Trezzano (donna) e il suo predecessore; e poi anche il sindaco di Buccinasco e poi pure l’ex sindaco di Rozzano (donna pure lei) e altri assessori. Insomma che la comunità fosse ben rappresentata, e con forti motivazioni. Mi ha colpito la mescolanza delle generazioni, il bisogno di nettezza, la dedizione degli organizzatori, la competenza di alcuni adulti (Corrado, Patrizia, ricordo…) messi in fondo in silenzio ma visibilmente protagonisti nel dare suggerimenti ai più giovani.
Poi mi ha colpito la testimonianza di un anziano ex assessore. Ha raccontato di quando, negli anni settanta, arrivarono al confino grappoli di mafiosi. E loro, i militanti del Pci, non sapevano come affrontarli, perché la presenza dei boss, con le loro ville bunker e le loro riunioni nei bar e i sequestri di persona, impressero un cambiamento da brivido alla vita cittadina. Noi avevamo la quinta elementare, ha detto, mica c’erano tra noi gli avvocati e gli architetti come adesso. Si ritrovarono Liggio e i suoi alla festa dell’Unità, che consumavano e non volevano pagare, per imporre la superiorità del loro potere. Intervennero a mediare dei “compagni siciliani”. Alcuni dei quali fecero poi sapere che i clan erano disposti ad aiutare il Pci al governo del paese nella sua campagna elettorale per le amministrative. Quando questa proposta venne portata in sezione ci furono dei militanti, uno soprattutto (peccato, non ricordo il nome), che insorsero e posero il veto più assoluto a fare anche solo finta di ricevere quell’appoggio. Il giorno dopo il paese era tappezzato di manifesti della Dc. Anche questa è storia. Come pure quella del primo arresto di un assessore “compagno”: era rimasto invischiato nelle vicende di corruzione nate sulla scia di quella presenza impastata di droga e di sequestri.
Poi Trezzano ha reagito. Non sempre con lo stesso vigore, è dipeso dalle amministrazioni. Quella di oggi meritava una presenza.
Nando
Next ArticleGorgonzola erotico. Ovvero: ci mancava il gorgonzola