L’eroica lotta della Feltrinelli di Palermo contro me medesimo

Natale in Sicilia, dopo un quarto di secolo. Per festeggiare le radici e agli affetti fraterni di Emilia. Ogni venticinque anni si può. Siamo arrivati a Palermo in fila indiana. Lei giovedì, i ragazzi venerdì, io sabato sera. Con Carlo e Dora mi sono perfino incontrato a Fiumicino mentre loro ci passavano per andare a Palermo e io mi sorbivo l’ennesimo ritardo in attesa di tornare a Milano. Altro che gli incontri che si vedono al cinema… Delizia purissima, suggellata naturalmente da un’offerta di colazione ai due gioielli. A casa, vista la novità del trasloco di massa per alcuni giorni, non c’erano né albero né presepe. Ne ho rimediato uno – non male, non male – sistemando accanto a una tipica capanna del Natale peruviano un paio di puffi, una minibambolina, un carabiniere piegato in avanti, un modellino di Assuracenturix con la cetra, un lama che mi portato Carlo dalle Ande, un vecchio cavallino nero di plastica, due torpedoni in miniatura colombiani, minipersonaggi da ripiano di libreria. Per sfondo ho messo tre quadretti del cielo-mare di Stromboli in sequenza e un cielo dipinto alle elementari da Doretta. Un paio di sassi, anche loro con qualche significato affettivo. E alla fine ho sentito intorno meno “vuoto”.

Lo sbarco in Sicilia mi ha lasciato qualche inquietudine dentro. Positiva inquietudine. Bisogna sapere infatti che per andare da Punta Raisi a Palermo c’è uno dei servizi più efficienti su cui la storia della Sicilia abbia mai potuto contare. Roba da competere alla pari, e di più, con l’efficienza della mafia. Si tratta di un pullman che parte ogni mezz’ora, che costa cinque euro e che praticamente lascia i clienti dove vogliono loro lungo il percorso. Durata del viaggio: la stessa di un’auto. Ebbene, nonostante questo sul pullman eravamo in quattro. Tutti gli altri passeggeri avevano trovato a riceverli gruppi di parenti e amici rumorosi e festanti (alcuni in lacrime), a cui evidentemente era sembrato “brutto” fare tornare i propri cari in Sicilia senza associare subito a un volto amico, a un abbraccio, il rientro nella propria terra. C’ è qualcosa di magico, di carnale, in questo rapporto con il ritorno. Qualcosa che ha a che fare con l’idea dell’isola, una dimensione che evidentemente non può essere cancellata nemmeno dalla civiltà degli aerei. Che sopravvive alle stesse più celebri usanze, via via cadute con il tempo: il triplo segno della croce al decollo, l’applauso liberatorio e riconoscente all’atterraggio.

Qualcosa che (negativamente stavolta) resiste nella cultura isolana si ritrova anche nella eroica guerra privata che la Feltrinelli di Palermo conduce contro il sottoscritto. Quando in città venne aperta la prima libreria Feltrinelli, pensai che ne avrebbe guadagnato la vita culturale e civile di un territorio abbrutito dalla cosche e dalla corruzione. E così credo che per tanti versi sia stato. Dopodiché ho scoperto che un paio d’anni fa la premiata libreria si rifiutò all’inizio di ordinare più di una copia della mia “Fantastica storia di Silvio Berlusconi”, che pure fece tre edizioni. Ora vengo di nuovo a sapere che la Feltrinelli della centralissima via Maqueda si è rifiutata di ricevere “Le Ribelli” (stiamo parlando di Palermo!!), con il pretesto che era passato il primo dicembre, basta, c’è Natale, non c’è più posto per nessuno. Non hanno ragionato così altre librerie meno grandi e capienti di Feltrinelli. Io vedo in questo comportamento (apparentemente pazzesco) i precisi segni -appunto- di una vecchia cultura, che non ha mai fatto molto bene alla Sicilia. La cultura di chi quando controlla un posto, un posto qualsiasi, dalla Regione al catasto ai telegrafi, pensa di avere la massima discrezionalità perché “di qua devono passare”.

Be’, se tra gli affezionati blogghisti natalizi c’è qualche palermitano, spieghi alla Feltrinelli che almeno su mafia, cattiva politica e corruzione, ho gli stessi diritti degli altri autori. Anche se non mi presento per chiedere “il favore”.

Intanto buon Natale a tutti. E che a tutti giungano almeno dieci sms personalizzati. Così, giusto per avere l’idea che qualcuno ti pensa per davvero. Buon Natale a chi è a casa, buon Natale a chi è in viaggio. E a risentirci in giornata.

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