Maria Fida Moro scrive a Beppe Grillo

Sul Blog di Beppe Grillo c’è una bella lettera di Maria Fida Moro, la figlia del leader democristiano ucciso dalle Brigate Rosse. Maria Fida Moro chiede a Grillo di aiutarla a bloccare la fiction in programma per Canale 5 su suo padre. Lamenta che a fare da consulenti siano stati chiamati, fra gli altri, Anna Laura Braghetti, una dei brigatisti che tennero prigioniero suo padre, e Francesco Cossiga, allora ministro degli Interni, primo responsabile delle indagini. Lamenta ancora che la famiglia del leader non sia stata coinvolta, rivendicando una conoscenza senz’altro maggiore della personalità della vittima.

Dico subito che do a Maria Fida molte ragioni. Ognuno è libero di fare i film e le fiction che crede, può anche non sentire le persone direttamente coinvolte sul piano emotivo, specie se esiste sufficiente materiale documentale di accreditato valore storico. La Braghetti che tenne Moro prigioniero ha, per esempio, visto e sentito cose che nessuno di noi, compresi i familiari della vittima, ha visto e sentito. Su questo non ci sono dubbi. E il profilo morale del testimone, la profondità o la superficialità del suo pentimento, in questo caso possono non essere particolarmente rilevanti. Ma il comportamento della vittima, le sue lettere, il suo tormento, le sue “confessioni” durante il sequestro, quelli sì non possono essere capiti senza l’aiuto di chi conosca anche nelle pieghe più riposte la sua personalità. Il che richiede -di nuovo senza dubbio- di sentire la famiglia e gli amici più stretti o qualcuno di loro. Quanto alla consulenza di Cossiga, oddio, andrebbe incrociata e verificata con molte altre. Per quello che ho imparato nella mia esperienza, il personaggio ha una memoria che a volte è ballerina, altre volte sa di doppiofondo. Sentirlo; ma, avrebbe detto don Chisciotte, “con juicio”. Tutto sommato le fiction rifanno la storia per milioni di persone.

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