I figli degli evasori

Per ora basta con la letteratura, anche se -mi rendo conto oggi- è stata perfino troppo assente da questo Blog. E vengo a un problema sul quale sto riflettendo da settimane, con la determinazione di affrontarlo ma anche con la consapevolezza che le soluzioni facili e infallibili non ci sono (almeno, così pare a me). Si tratta di garantire che gli “aventi diritto” alle borse di studio siano effettivamente bisognosi. Parlo dell’università. Dove la questione è di assoluto rilievo soprattutto per le matricole. Per loro infatti non valgono i criteri di merito, sono messe tutte alla pari. Vale solo il reddito. Sul quale fa fede la dichiarazione dei redditi. Ma tutti abbiamo visto negli ultimi mesi quali siano le dichiarazioni dei redditi fatte dagli appartenenti ad alcune categorie privilegiate o comunque benestanti. Tutti abbiamo visto gli stipendi di impiegati e insegnanti e perfino i salari degli operai specializzati collocarsi ben sopra i redditi dichiarati mediamente da queste categorie. E dunque che fare? Aggiungere beffa a beffa? Dare le borse di studio tendenzialmente, o più facilmente, ai figli di chi froda il fisco? Punire due volte il lavoratore dipendente, che paga tutto quello che deve per la spesa sociale e poi vede che ne beneficiano quelli che hanno più di lui e danno meno di lui o non danno niente?

Ecco il vero problema di un governo che voglia essere equo, aiutare i bisognosi (“capaci e meritevoli” secondo la Costituzione), e combattere l’evasione fiscale.

Una nuova legge richiede troppo tempo. Si può però fare un aggiustamento ben mirato della legge esistente, sulla base di un accordo tra Stato e Regioni (che hanno la competenza sul tema). Qualche idea ce l’ho,e abbastanza pensata; così come qualche idea ce l’hanno i miei interlocutori delle Regioni. Ma gli amici blogghisti hanno qualcosa in mente? Hanno proposte o suggerimenti praticabili (senza finire perdenti davanti a un Tar)? Propongo un concorso di idee. In questi giorni meno frenetici si può fare.

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