Ustica. Cassazione: chi campa, chi muore

Allegria, gente. Tutti assolti per Ustica. Nessuno fu colpevole di depistaggio, nessuno fu sleale verso il dovere istituzionale di cercare e di dire la verità. E ora i generali ci ammoniscono: niente più ombre sull’Aeronautica. Una grande sentenza, un monumento alla giustizia. Ventisei anni dopo. Chissà perché, quando le sentenze arrivano dopo tanto tempo fanno piazza pulita di ogni domanda di giustizia. E’ il fattore tempo, bellezza. I giornali non ne parlano più, roba vecchia. E quanto alle parti civili, le potete vedere in fila: parenti morti, parenti vecchi, parenti stanchi, parenti senza più soldi. Sono queste le occasioni in cui penso e mi convinco che la Cassazione, per come è, sia di per sé una sciagura. Deve pensare alle questioni di legittimità, accidenti, non a chi è colpevole o innocente. Lo dice la Costituzione, mica io. Perché il Csm non ci fa su una bella riflessione?

Lo so, ci sono molte opposizioni. Sulla Cassazione campano in tanti. Ma davvero bisogna mantenere giudici e avvocati  per far sì che l’ingiustizia si sostituisca alla giustizia? Quante volte ho sentito gli avvocati difensori dire: vogliamo il sistema anglosassone. Benissimo, e allora un grado di giudizio e via, innocente o colpevole, sentenza orale senza motivazione, con giurati popolari. Nel vivo della realtà, non in un’atmosfera ovattata, rarefatta, baloccandosi -decenni dopo- con i propri cavilli sul sangue altrui. Che bello sarebbe avere una panoramica completa delle biografie dei magistrati della Cassazione. Certo, su alcuni si può mettere la mano sul fuoco: Turone, Davigo, Colombo, ecc. Ma il “giuda”, per esempio, il “giuda” di Borsellino, di che cosa si occupa, che sentenze scrive con esiti irrevocabili? E quelli promossi in Cassazione per “incompatibilità ambientale”, che processi trattano? Su una cosa ho sempre dato ragione al ministro Castelli: una prova psico-attitudinale non sarebbe male. Non fatta solo all’ingresso nei ruoli, ma anche a un certo punto della carriera. La gente, si sa, con l’età non sempre migliora.

Il governo ora ci mette una pezza, promettendo (giustamente) un risarcimento ai parenti delle vittime, che altrimenti non vedrebbero un euro. Ma è un rimedio tutto politico a una decisione della quale (evidentemente) il governo stesso si vergogna di fronte all’opinione pubblica (altro che ombre sparite, dunque!). Per vergognarsi meno in futuro converrà realizzare una bella virata. Occorre una Cassazione che non possa più entrare nel merito, rigorosamente vincolata alla sua funzione costituzionale. I nostri padri costituenti, d’altronde, non erano dei deficienti. Intanto, un abbraccio e un grazie a Daria Bonfietti e a tutti i familiari per quello che hanno fatto in questi ventisei anni. L’hanno fatto anche per noi.

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