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Cattolici e poi cattolici. La nostra matassa
Uffa, ancora tre giornate senza i venti minuti di fila utili a concentrarsi per un post e notti affrontate con il sonno in agguato dietro la porta di casa. Giornate di frequentazioni cattoliche, che non ho (purtroppo) potuto completare ieri incontrando a pranzo alcuni magnifici preti del volontariato milanese. Giovedì pomeriggio sono stato all’Università Cattolica per presenziare al conferimento della laurea ad honorem in Scienze politiche ad Aznar e a Prodi. Quella delle famose contestazioni, fatte da quaranta giovanotti con bandiere di partito e già fotografati in festa (vedo oggi) accanto a B. Ah, che notizia, che sommovimento di popolo. Comunque, era la prima volta che vedevo di persona Aznar. Che ha una bella capigliatura ondulata e degli strani baffi da castorino che a volte sembrano esserci davvero e a volte invece sembrano un’ombra, un disegno. E che parla anche un buon italiano. Peccato che giovedì lo abbia parlato per fare un discorso che, più che una lectio magistralis, sembrava un manifesto politico da capo del governo che fu (oggi, ha spiegato lui, riflette). Il tema era l’Europa. Affrontato per dire che l’Europa è giudaico-cristiana, che ha fondamenti e radici giudaico-cristiane, e che la sua cultura è giudaico-cristiana. Per carità, c’è una gran verità in tutto questo. Ma sono stati i toni a mettermi addosso una certa inquietudine. Attenzione a non allargare i confini dell’Europa, attenzione all’istituzione sacra della famiglia, attenzione ai gay, attenzione a non consegnarsi al nemico, ricordate sempre la vitalità indispensabile del rapporto con l’Atlantico (che non è tutto giudaico-cristiano; nota mia). Dico la verità sperando di non offendere nessuno: ho sentito il tono non di un moderato ma di un crociato, benché dei tempi moderni. E ho capito meglio la guerra in Iraq. Lui e Prodi si sono abbracciati più volte. Ma forse chi dice che destra e sinistra sono uguali avrebbe dovuto ascoltare i due discorsi, entrambi di cattolici ed entrambi applauditissimi. Un abisso. Un abisso sull’Europa, sulla pace, sulle radici cristiane (ha avuto buon gioco, Prodi, a richiamare l’Europa “a due polmoni” -est e ovest- invocata da papa Wojtyla). Una concessione al suo essere capo di governo c’è stata anche in Romanino, ma breve. E il suo tono era di costruzione. Di chi costruisce, non di chi è in trincea, votato all’offesa per legittima difesa.
Venerdì sera invece sono stato a cena da un gruppo di ciellini (ma sì!). Giovanna, la padrona di casa, è stata mia allieva in Bocconi. E pure un bel po’ degli ospiti lo erano stati. Scelsero tanti anni fa di starmi accanto anche se le mie polemiche più dure mi portavano a combattere Andreotti, ossia il loro grande protettore (e spesso finanziatore) politico dell’epoca. Nel frattempo uno della compagnia, Guido Corbetta, è diventato prorettore della Bocconi. Li ho trovati affettuosi come una volta. E ho pensato che alcuni di loro vivono dove sono andato a cena, ossia un decoroso casermone della estrema periferia, benché siano al potere in Lombardia da decenni e i miei allievi di un dì non siano oggi proprio gli ultimi arrivati. Questo non mi rende più vicine le loro idee. Mi aiuta a dare a ogni cosa, anche al loro volermi stare accanto da lontano, la giusta dimensione. Insomma, uno spunto per sgrovigliare meglio questa matassa (la vita? la politica?) che abbiamo tra le mani tutto il giorno.
Nando
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