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23 gennaio. Ti ricordi di Roberto Franceschi?
Sempre a proposito di Amarcord. Stasera alla Bocconi ci sarà un appuntamento importante. Non l’apertura di un master in economia aziendale. E nemmeno un convegno di econometrica. Ma il ricordo di Roberto Franceschi. Uno studente tra i più brillanti della mia generazione. Tra i più brillanti e tra i più generosi. Uno che aveva il libretto pieno di trenta e al tempo stesso si occupava di ogni problema del mondo, fosserola Palestina o la Spagna di Franco o il Sudafrica dell’Apartheid. Gli spararono a morte davanti all’università trentaquattro (trentaquattro!) anni fa. Una compagnia di poliziotti (celerini, si chiamavano allora) chiamata dal rettore, forse su richiesta del governo, il quale (governo) voleva finirla una volta per sempre con l’idea che le università potessero essere aperte di sera per le assemblee di studenti e non studenti. Una carica (quanto sensata?) per liberare lo spazio davanti all’università, la reazione ad altezza d’uomo. Roberto fu colpito con la schiena voltata alla polizia. Rimase in coma alcuni giorni. Poi morì. I giovani del Movimento studentesco gli dedicarono una canzone dolce che prometteva vendetta (un ossimoro, lo so). Gli fu eretto un monumento da realismo socialista accanto all’università, che ancora lo ricorda, ogni tanto con qualche minuscolo fiore davanti. La sua stanza rimase così come lui l’aveva lasciata quella sera prima di uscire. Per sempre.
Sua madre Lydia, un’insegnante e preside di inesauribile passione civile – ecco da chi era nato…, – non ha mai smesso di ricordarlo in pubblico. Tenace, con una sua asciutta e invisibile, orgogliosa inconsolabilità. E ogni 23 gennaio la memoria si rinnova. Un amarcord solo per chi c’era (io in quei mesi facevo il servizio militare, e guidavo l’ordine pubblico da sottotenente dei Carabinieri; quella notizia fu una lacerazione).
Ma per i giovani dell’università di oggi c’è sempre un convegno, un dibattito, legato all’attualità e al futuro. Con le autorità accademiche che rendono onore al giovane rivoluzionario del 1973. Per rispetto verso questa madre meravigliosa. E grazie all’abile lavoro umano-diplomatico condotto nel tempo da Salvatore Grillo, il direttore del pensionato.
Questo pomeriggio si è parlato di “politica economica e globalizzazione”. Presenti Gianfranco Bettin, Paolo Leon, Fabrizio Onida, Marco Revelli, Michele Salvati, Nicola Tranfaglia e Roberto Artoni. E stasera alle 21 verrà narrata la "Salmodia della speranza" di David Maria Turoldo, con le musiche di Gaetano Liguori.
Un abbraccio a Lydia da chi non potrà esserci.
Nando
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