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Leggi ad personam. Grazie Armando
Armando Spataro è uno dei migliori magistrati italiani. E’ anche mio amico, lo dico senza infingimenti. Ma l’amicizia è l’effetto della stima, non viceversa (come purtroppo accade spesso). E nei suoi confronti ho un rammarico, che mi sono portato dentro in questi ultimi mesi. Preciso: un rammarico che penso di essermi portato dentro doverosamente. In sostanza: ho scelto di stare zitto sulla nota, stupefacente vicenda del rapimento di Abu Omar da parte degli agenti Cia operanti su suolo italiano. In quanto membro del governo convinto che la disciplina di squadra sia un bene per il paese, mi sono dato il costume di non intervenire pubblicamente su ciò che fanno i vari ministri o il governo nel suo insieme. Quando qualcosa non mi piace, decido solo che devo realizzarne una buona in più nei campi di mia competenza.
E dunque mi sono attenuto a questo costume anche di fronte a una storia viscida che coinvolge i vertici dei servizi segreti, visto che si tratta di una materia ancor più delicata delle altre per definizione. Ho solo potuto misurare da lontano gli sforzi (enormi) che Spataro e altri magistrati hanno compiuto per fare luce su una vicenda che chiama in causa molti principi e valori. Bene, credo che dobbiamo essergli tutti grati, perché in ogni caso la legge va fatta osservare, e fino al massimo livello. Ed è un bene per l’Italia che ci siano magistrati (starei per dire uomini) così.
Forse il mio silenzio è stato anche equivocato, ma qui non è questo che importa. Qui mi importa dire che la protesta di Spataro per il comma che, al di fuori di qualsiasi dibattito parlamentare, è stato introdotto ieri nel testo di legge approvato in commissione Affari Costituzionali della Camera, e che metterebbe al sicuro dai suoi doveri, a procedimento giudiziario già avviato, il generale Pollari, non risponde allo stile (dico allo stile) che dovrebbe segnare l’azione del centrosinistra. Spero che lo stile giusto alla fine si imponga. E intanto ringrazio chi, nonostante la fatica di Sisifo e le umiliazioni che gli comporta, ha cercato di far parlare le leggi nei fatti, senza arrendersi all’idea che le leggi siano parole che si librano nell’aria mentre la materialità della vita sociale viene regolata dai puri rapporti di forza.
Nando
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