Veronica. Zia Luisa. Michela Buscemi

Le pause, accidenti. Le pause del Blog mi indispettiscono. Ma giuro che in certi giorni non posso farci niente. Recuperiamo dunque il tempo perduto. A voi i principali post accumulati nella mente durante i viaggi della settimana. Il primo (che per chi leggerà domani sarà l’ultimo): Silvio e Veronica e Veronica e Silvio. Ma chissenefrega… Sì, oddio, un po’ più di simpatia per lei è istintiva. Ma se devono trattarsi la causa di separazione, scelgano un’altra strada, un altro palcoscenico. Nell’occasione ho trovato stupefacente l’apertura in prima, primo titolo in alto a pagina intera, di Repubblica; più, all’interno, una pagina intera (intera!) costruita su venti righe scritte a caratteri cubitali, come se fosse una pagina di pubblicità Armani o Renault. E poi tivù e tivù. Che paese ragazzi. L’unica idea divertente che mi ha solleticato per una frazione di secondo l’ha avuta Radio Popolare: che mi ha chiesto di leggere la risposta di B. imitandone la voce. Respinta alla seconda frazione di secondo, ma bisogna dire che un po’ di satira sulla vicenda non sarebbe stata male, altro che massimi sistemi sui diritti della donna. Chi si sceglie un marito o se lo tiene o lo molla.

A proposito di donne, ho trovato senza paragoni possibili la mia zia Luisa, cugina prediletta di mio padre e adorabile “zia” e ospite per me e famigliola al seguito un bel tot di volte. Mercoledì ha fatto novant’anni. E io le ho fatto la sorpresa. Dovendo andare ad Ancona da Roma, mi sono fermato mezz’ora a casa sua, vicino San Benedetto del Tronto. Pronto, come ti senti? Bene, fisicamente reggo ancora. Allora ce la fai a farmi un caffè? Perché, dove sei? Sto arrivando. Be’, stava mettendo giù la cornetta per fare subito il caffè. Ma no, arrivo fra tre quarti d’ora. Mi ha accolto felice, profumata e ingioiellata, il Corriere sul bracciolo della poltrona (se lo legge da cima a fondo) e la legna che ardeva nel camino. Ha fatto il caffè, ha voluto vedere sul cellulare le foto dei figli, sorrideva e sorrideva. E poi mi ha detto: da questo momento ogni giorno in più è un regalo. Dico io: ma lo facciamo un bel dibattito sulle donne sole e anziane (vecchie mai) che vivono intrecciando malinconia e scoppi di felicità? Un bel documentario, meglio? Altro che Cogne, Veronica e le scollacciate in serie.

E ancora a proposito di donne. Sempre ad Ancona, dopo gli impegni istituzionali (e prima di altri) ho presentato le Ribelli. Accanto a me stava Michela Buscemi, una delle Ribelli, coraggiosa parte civile a Palermo, e perciò ripudiata dalla famiglia di origine, compresi i tanti fratelli e sorelle che aveva tirato su lei al posto della madre. Sentirla è stata per tutti un’emozione profonda. Bastava che raccontasse i fatti e le tante donne presenti strizzavano gli occhi, trattenevano il respiro, e si capiva che per loro si apriva uno squarcio su un mondo mai veduto e immaginato davvero. Lucida, generosa, ma non senza qualche giudizio tagliente su questo o quel personaggio. Non per malevolenza. Ma per avere visto. O per l’infallibile istinto di chi ha avuto il destino di essere preda. Saperle vedere le storie che ci scorrono intorno…

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