Te lo do io l’equivoco. A proposito di politici e no

Oh, i paradossi della vita…Ma come, dicono che i politici sono ambigui, fumosi, che non parlano chiaro, che si pascono di equivoci, che non hanno il coraggio delle proprie parole, poi quando dici parole chiare gli altri te le rivoltano, fanno finta che tu ne abbia dette altre, diventano ambigui loro, esasperano gli equivoci. Lo vedo con qualche incuriosito sgomento in questi giorni. Caso numero uno (la celebre “lesson one”..): stiamo abrogando una legge assurda, che – alla chetichella e alla fine dell’ultima legislatura – aveva introdotto l’equipollenza tra laurea in scienze motorie e laurea in fisioterapia. Un modo da avventurieri per dare lavoro in più ai laureati in scienze motorie senza troppi riguardi per il diritto dei pazienti a essere curati da persone dotate delle competenze necessarie. Be’, l’abrogazione che proponiamo è chiara. Chiare, chiarissime sono state le mie parole e quelle del sottosegretario alla Salute Giampaolo Patta. In difesa della serietà di questo governo, sia di fronte all’università sia di fronte alla salute. Abbiamo solo stabilito il principio che chi – frequentando scienze motorie – ha fatto esami previsti per fisioterapia (nell’indirizzo biomedico se ne fanno diversi) si veda riconosciuti i crediti corrispettivi passando da scienze motorie a fisioterapia; e sempre in osservanza dei criteri di numero programmato stabiliti per i corsi di laurea in materie mediche. Buon senso, puro buon senso, visto fra l’altro che il ministero della salute lamenta un fabbisogno di infermieri e fisioterapisti. Giusto? No, tuonano centinaia di lettere di protesta di fisioterapisti, incitati dai loro rappresentanti sindacali. Ecco l’ennesimo pasticcio, ecco i politici senza parola, ecco che dicono una cosa e ne fanno un’altra (voce dal sen fuggita: forse se li meriterebbero…).

Caso numero due: gli istituti musicali pareggiati. Hanno chiesto di avere per loro un occhio di riguardo, un po’ di ossigeno dal ministero, visto che – diversamente dai conservatori, che sono statali – vivono solo con i contributi degli enti locali. Be’, per la prima volta hanno avuto un (modesto) stanziamento dal ministero, e con questa Finanziaria non era proprio scontato. Mi sono affannato a dire a tutti, perfino con brutale franchezza, che però questo non significava affatto che si stesse pensando a statalizzarli, che non ce ne sono le condizioni e che poi è pure meglio se il sistema è plurale, un po’ di musica dallo Stato un po’ di musica da comuni e provincie. Che il finanziamento è solo il segno che non li abbandoniamo al loro destino, che vogliamo promuoverli dentro una strategia generale di sistema, come usa dirsi. Oh, non c’è una volta che ci vado e che non senta dire che questo è il primo passo verso la statalizzazione che “auspichiamo da tanto tempo” (applausi).

Meno male che c’è anche chi capisce (e traduce) Roma per Roma. Domenica pomeriggio ho scoperto Zorlesco! Alzi la mano chi sa dov’è. Ve lo rivelo io: frazione di Casalpusterlengo, bassa lodigiana (ovviamente non lo sapevo). Sono stato due ore alla cooperativa Vita Operaia, con un “nuova” davanti, non ricordo se alla cooperativa o alla vita operaia. Che umanità, amici miei. Che gente attenta, critica, passionale, colta; con il suo presidente “Croce Oscar”, prima il cognome poi il nome, con il suo avvocato Rebughini e con la piccola Egle a introdurre il pomeriggio, sedici anni, la più giovane relatrice che abbia mai trovato. Che bel clima! Linguaggio chiaro “per” e “con” tutti. Lì, nessun equivoco, statene certi.

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