Il paradosso del sottosegretario

Che cosa ho detto nel post precedente? Ho detto, pressappoco: che bello lavorare quando si allungano le giornate. Mi correggo subito. Che bello solo a certe condizioni. Perché le raccomandazioni continuano ad arrivare anche quando le giornate si allungano. Anzi, a volte sembra che il giorno più lungo galvanizzi i tessitori di nomine. Avete le terne dei conservatori? State facendo le nomine nelle accademie? So che sei tu a occupartene. No, non schermirti, lo so che poi decidi tu. Piovono le telefonate, si moltiplicano appunti, richieste di incontro. I candidati stessi vorrebbero incontrarmi, c’è chi si fa trovare in pubbliche occasioni per sciorinarmi le sue ragioni e allora devo essere netto, rasentare la scortesia io che amo dire a tutti buongiorno e buonasera, ma come ti trovo bene (altri amano trovare il capello bianco in più, la faccia sbattuta, il chilo in eccesso…). Telefonate un tantino tracotanti. Questo è il mio territorio, mi raccomando, non farmi fare brutte figure. Oppure: ma quale disegno strategico, è una strategia sbagliata. E’davvero un fuoco d’artificio. E il bello è che sono incarichi onorifici; sicché penso con terrore a che cosa accadrebbe se fossero pure retribuiti, per cui mi convinco che non bisognerà mai dargli un euro a nessuno se no sarà un cataclisma.

Sono sfinito. Moralmente prima di tutto. E’ uno spettacolo, come si dice con termini diplomatici, non troppo edificante. False terne, metto due che non hanno i requisiti così vinco io. Oppure fuori quello troppo bravo, non si sa mai che il ministro alla fine peschi proprio lui nella terna. E una caterva di ex. Tanti ex. Che magari sono stati effettivamente amministratori in questo o quell’altro ente. Ma sempre in quanto ex. Con relativi partiti che premono. E domandano. Come va il congresso? A proposito, ti volevo dire una cosa. Amicizie che rischiano (unilateralmente, si intende) di incrinarsi. E nel frattempo mi chiedo se non sia un paradosso, una assurdo paradosso, che debba essere io, politico con incarichi di governo e di partito, a proteggere gli istituti di alta formazione musicale e artistica dall’ingerenza della politica, a cui gli stessi consigli accademici hanno spianato la strada con le loro votazioni a scrutinio segreto. Se debba essere io a proteggerli da esponenti della cosiddetta società civile (sob, ragazzi, mi è scappato “cosiddetta”! giuro che non volevo) che si fanno sponsorizzare dai partiti invece che dai loro curricula: alcuni ridicoli, altri assolutamente incongrui con la funzione che si aspira a svolgere.

Domanda: ma con le banche che cosa succede? E con i grandi enti economici? Va be’, ora finalmente vedo mio figlio per un paio d’ore. Andremo a cenare sui Navigli, sono a Milano di passaggio. Lo sfogo è finito. Andate in pace.

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