Crisi di governo. Riflessioni in apnea

Giornata di inquiete e qualche volta irriverenti riflessioni su quello che è accaduto. Santi Apostoli: non c’era sotto nessuno, nessuno a tifare per Romano Prodi come era accaduto nel ’98 dopo la defenestrazione. Un deserto desolante. C’erano invece quelli di destra a tifare contro il governo uscente davanti a Palazzo Chigi. Pattuglie ebbre di gioia, non di più. Ma c’erano.

Ho la sensazione che la nostra gente sia sbigottita più che arrabbiata. La nostra gente…Già, quella che ha il diritto di essere governata con un decente senso delle istituzioni e un buon rispetto dei principi di eguaglianza e libertà. Lo so, mi tengo basso rispetto a ciò che chiederebbero altri (e perché non aggiungi questo? e perché non quest’altro? e perché non nomini quest’altro ancora?). So che sembra poco. Ma so anche che quel “poco” è molto impegnativo e implica rotture continue attraverso gesti non visibili, che non danno gloria. Anche se sono difficili. La gloria la danno i gesti facili fatti davanti a tutti. Sono combattuto, onestamente. Da un lato penso che il governo dovrebbe sapere dialogare di più con il parlamento, con chi rappresenta direttamente gli elettori. Dall’altro so per provata esperienza che tutte le mie richieste di riunioni in cui render conto alla maggioranza (nelle commissioni competenti) sulla mia attività di governo sono caduti nel vuoto. Oppure. Da un lato so che i nostri elettori meritano dedizione e la fatica del governare, dall’altro lato mi rendo conto che i nostri elettori (diciamo molti nostri elettori) prediligono però il gesto che si vede subito, o la poca responsabilità verso la disciplina di governo. Che non può esserci solo sul voto di fiducia. Deve esserci anche ogni giorno. Certo, attraverso una prassi di confronto. Ma deve esserci. Perché se si va in piazza sempre contro il governo che si sostiene -cinque una volta, cinque un’altra volta- alla fine chi si ritiene più a sinistra di tutti pensa di avere un unico modo per distinguersi: mandare sotto il governo in parlamento.

No, non la faccio facile. So i difetti di dialogo, di autoreferenzialità. E, a proposito, penso pure che forse abbiamo buttato via voti decisivi al Senato presentandoci divisi Margherita e Ds, così, tanto per contarci e “pesarci” meglio. E mi fa pure rabbia (sempre pensando all’autoreferenzialità) che appena è iniziata la ripresa economica, che ci appartiene tutta, perché si è manifestata nell’ultimo trimestre del 2006, abbiamo fatto dimettere il governo. Come se la ripresa economica, una maggiore occupazione, non siano cose che fanno bene ai lavoratori. E penso al bando previsto per i duemila ricercatori universitari, alla fine di marzo, e a quello per altri settecento negli enti di ricerca entro la fine di aprile, e tante altre cose che spesso non si vedono ma io so che sono (erano?) in programma…La strada è strettissima, cari amici. E noi, noi come centrosinistra intendo, chi sta nei partiti e in parlamento e chi no, una domanda dobbiamo pur farcela: se davvero vogliamo governare questo paese. E se ce lo meritiamo (P.S. qui prevedo una quota di post per dire che non se lo meritano Rutelli e D’Alema, ma -francamente- la questione mi sembra più ampia e coinvolgente. Ci pensavo ieri sera. In fondo non è assurdo che sull’Unità uno si trovi questo titolo “Perché non mi dimetto”, questo occhiello “Abu Omar”, e questa firma “Nando dalla Chiesa”?)

Buoni stati generali delle accademie e dei conservatori a Verona, intanto! Auguri ai docenti e agli studenti che ci stanno arrivando per lavorare e studiare un po’ meglio e per avere qualche orizzonte in più…

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