Dopo (i mitici) Follini e Pallaro. Il pane e l’arte

Ragazzi, è andata. Meno male che non era un bisestile. Meno male che hanno convinto Follini e Pallaro. Meno male che i nostri senatori a vita hanno la vita lunga. Ora maniche rimboccate, tanto lavoro, disciplina di gruppo, la bussola dentro di sé, pazienza per il fuoco amico che dispiace sempre, entusiasmo nel fare e nello spiegare quel che si fa, appunto, “nel campo del possibile”. Non so quanto durerà, le premesse non sono spettacolari. Ma forse ha ragione Parisi: per avere la quantità bisogna prima dare la qualità. Un governo che fa cose buone e le spiega, mette più in difficoltà chi gode o se ne infischia a fargli lo sgambetto; e forse sgretola qualcosa anche nel campo avverso. Visto che da qualche post filosofeggiamo, diciamo dunque che se avesse ragione Parisi sarebbe un clamoroso rovesciamento del celebre principio hegeliano, la quantità che diventa qualità (do you remember, Cucciola?).

Ora posso rimettermi al lavoro con più serenità. E dedicarmi alla riuscita del seminario che ho organizzato a Milano (circolo della stampa, 9,30-13,00) per sabato prossimo. Titolo: “Il pane e l’arte”. Obiettivo: capirci di più dell’economia dell’arte, del ruolo dell’arte nelle trasformazioni economiche in corso, delle opportunità professionali che si aprono per i giovani che di arte e musica vorrebbero vivere. E poi delle strategie da disegnare mettendo in rete tutti i protagonisti, dall’alta formazione artistica alle imprese, dai teatri e dai cinema alle istituzioni. Inutile dire che sto cercando di immaginare i nuovi scenari verso i quali indirizzare il futuro delle istituzioni artistiche e musicali di cui sono responsabile. Partendo da Milano e sapendo perfettamente che non tutti i contesti sono come quello milanese. Ma verificando il futuro possibile (e desiderabile) là dove esso ha più carte per realizzarsi. In ogni caso: per il bellissimo programma (oh, ogni scarafone è bello a mamma sua…) guardatevi gli appuntamenti.

Io mi rituffo nel lavoro ministeriale. Sono le dieci di sera e le “mie” signore dell’ufficio hanno pensato bene-benissimo che ci rifocillassimo un poco. Pizza e birra per tutti. E pure un supplì cadauno, crepi l’avarizia. Hanno ammazzato Pablo, Pablo è vivo. Buona serata a tutti.

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