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Ho visto cose. Senza studenti, con gli studenti
Rieccomi la domenica sera, dopo lunga assenza. In viaggio, continuamente in viaggio per questa Italia agrodolce. Non dite niente, sto provvedendo: in settimana arriverà (spero) la nuova batteria per il mio portatile piccolo. Nel frattempo ho visto di tutto. Ho visto cose, come direbbe Bertolino. Una bella e affollata assemblea sui temi della legalità a Cesenatico la sera di giovedì, con cena a mezzanotte in un locale che si chiamava “Macondo” e dove sublime era il pesce della Romagna mentre un trio slavo suonava le sue musiche. A Cesenatico, venuto da Bologna, c’era Maurizio, che ora fa l’amministratore delegato di una società di assicurazioni ma non ha perso il piglio e il senso della giustizia di quando studiavamo alla Bocconi e lui era un portiere (di calcio) fantastico, e si cambiava il guardaroba (come malignavamo noi) a seconda del gruppo rivoluzionario a cui si sentiva più vicino quell’anno. E’ una delle cose più belle girare, vedere uno stuolo di facce sconosciute e poi scorgerne, in mezzo alle altre, una conosciuta e amata. A Cesenatico poi non c’era solo la sua. C’era pure la bella faccia di Velia Mantegazza, la regista del nostro Mantova Musica Festival e di suo marito Tinin, che a Cesenatico fa l’assessore alla cultura.
Da Macondo al conservatorio di Pesaro, dove ero cosciente che avrei subito qualche contestazione e dove sono andato apposta, perché credo che si abbia il dovere di rappresentare le proprie ragioni anche e soprattutto dove la situazione può apparire ostile. Singolare inaugurazione di anno accademico, comunque, quella di Pesaro venerdì mattina. La prima, nella mia memoria, dove non fosse nemmeno previsto un intervento dei rappresentanti degli studenti. Che lì gli studenti fossero numerosi (circa novecento) lo sapevo dalle carte ministeriali, ma devo dire che mai lo avrei dedotto dal pubblico in sala, perché quasi -desolatamente- non se ne vedevano. Boh, è uno dei tanti misteri del nostro sistema universitario.
Tantissimi studenti invece, e appassionati, e intensamente impegnati, all’apertura del seminario su società civile e antimafia organizzato venerdì pomeriggio alla facoltà di giurisprudenza a Bologna. Ragazzi di età diversa, visi diciannovenni e visi più maturi, qualcuno che sgranava gli occhi a sentire ricordare episodi di cui evidentemente nulla sapeva, qualcuno -invece- che annuiva, probabilmente già ben socializzato alla materia. Sono questi i momenti in cui ritrovi per intero il senso dell’insegnamento, perché cultura e vita si fondono davvero nelle parole che vanno in una direzione e in quella inversa. Tanti studenti, un’ora e mezzo dopo, anche a Economia, dove dovevo invece chiudere un corso di alta formazione (non un “master”, finalmente, bravo professor Tundo!) sui rapporti tra fisco e cittadini. Gli studenti qui includevano anche ufficiali della guardia di finanza e dipendenti dell’amministrazione tributaria. E avevano il compito di elaborare proposte di legge per migliorare il nostro sistema fiscale. Ho trovato entusiasmo per il progetto “Ethicamente”.
Poi ritorno a Milano per i congressi di zona della Margherita e, al mattino di sabato, per il seminario che avevo organizzato su “Il pane e l’arte” (vedi il post precedente). Molta e qualificata gente, tra gli intervenuti e nel pubblico. Ma devo dire che onestamente mi aspettavo un po’ più di suggerimenti per la mia attività. In ogni caso, ne è scaturita l’idea di un tavolo cittadino dell’alta formazione artistica e musicale (cinque istituzioni in tutto, per ora). Poi via verso Aosta, per una visita all’istituto pareggiato musicale, dove (che meraviglia!) ho respirato un po’ del solido buon senso della montagna. Ah, che concretezza..e che adorabile assenza di velleità… E ad Aosta ho chiuso ieri sera presentando “Le ragazze di Benin City”, duro e bellissimo libro scritto da Laura Maragnani con Isoke Aikpitanyi, che è poi anche la protagonista: una ex prostituta nigeriana che dopo avere visto e subito di tutto (ma proprio di tutto) ha incontrato un cliente che le ha giurato eterno amore. E che la sposerà. Ad Aosta. A sentire Laura raccontare la storia di Isoke, in sala volavano i fazzoletti e le dita furtive sotto gli occhi.
Che ho fatto stamattina? Vacanza purissima. Tre ore sotto il sole a un tavolino di bar, davanti alla montagna. A parlare con Emilia in uno dei fugaci incontri della nostra vita.Nando
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