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Da Milazzo a Trento: Orioles uber alles
Dolce Trento. Sono andato alla mitica facoltà di sociologia, che però non è più nella mitica sede, ma è alloggiata provvisoriamente (quattro anni? cinque anni?) in altro edificio. Sono venuti a prendermi alla stazione di Verona Giulia, Andrea e Valerio. Santo cielo che piccoli! No, non gioco a fare l’adulto in vista della terza età. Ma mi sono sembrati davvero dei ragazzi, dei ragazzini. Educati, gentili, impegnati. E fiabescamente distanti dagli studenti a cui ci siamo abituati: giovanotti e giovanotte in età da matrimonio, a partire dai figli dei nostri amici per arrivare a quelli che vengono alle riunioni a rappresentare gli studenti dei partiti. Andrea e Valerio sono tutti e due di Milazzo. E sono impazzito dal divertimento nel sapere che dunque il loro maestro moralpolitico è stato ed è il mio amico Riccardo Orioles. Orioles (per capirsi: “Siciliani” di Pippo Fava) che fa cultura in Trentino – ma anche a Bassano del Grappa, mi ha garantito Diletta – è semplicemente fantastico. E solo chi ha visto una volta Orioles può davvero capire quanto lo sia.
Ma le sorprese del mio viaggio a razzo verso Trento non sono finite qui. Perché a fare il preside di Sociologia a Trento ho trovato Mario Diani, mio caro amico e più giovane collega quando insegnavo in Bocconi, acuto studioso dei movimenti. Bel tipo, Mario. E’ stato a lungo a Edimburgo, dove giocava anche a rugby facendosi onore assai. Ora dirige la più famosa facoltà di sociologia d’Italia. Mi ha presentato ai suoi studenti in un modo che mi è molto piaciuto, solleticandomi orgoglio e nostalgia. Tralascio gli accenni elogiativi. Ma voglio confessarvi una cosa: a me l’assenza dell’università un po’ pesa, dentro di me sogno ogni tanto di essere con un bel maglione di lana grezza in un istituto e di discutere la prima stesura di un pezzo di tesi con un laureando o una laureanda. O di fare una lezione in cui mescolare libri e vita vissuta. A me la sociologia piace da morire. Ecco, Mario ha ripreso dalla letteratura anglosassone la figura del public sociologist per dire che io sono un rappresentante di questa categoria in Italia. Di quelle persone, cioè, che affrontano i problemi sociali da posizioni istituzionali usando gli strumenti della sociologia. Una categoria particolare di sociologi, insomma. Così mi ha tenuto dentro la famiglia. E questo è bastato a farmi felice mentre tornavo a Milano dopo la lezione e avere annunciato -anche lì a Trento- il progetto “Ethicamente”. Che ha mandato in brodo di giuggiole Michele Dorigatti, antico ragazzo della Rete trentina che ho ritrovato (bella la teoria delle facce note…) in mezzo agli studenti.
Grande cosa l’università. A proposito: Valerio, Andrea e Giulia mi hanno dato qualche idea in più sul diritto allo studio. Come si fa a premiare il merito dei bei voti, mi hanno chiesto, quando c’è anche il merito (già grande in sé) di passare gli esami lavorando? Già. Non è un problema da mettersi in tasca solo perché complica le soluzioni già immaginate. Vedi che succede a dar retta a Orioles…Nando
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