Operazione anti-noia. Avviso ai naviganti

Prima o poi doveva succedere. E, visto che sono un democratico, ho inutilmente  sperato che mi fosse risparmiato. Sì, ho l’obbligo di dirlo. Da oggi i commenti al Blog passeranno per un gruppo di lavoro che deciderà se pubblicarli o no. Buoni, buoni. Sarà tutto come prima. Ricapitolo, però. Questo non è un Blog senza personalità. L’ho già spiegato un’altra volta: come è nato e che caratteristiche vuole avere. E’ nato, anzitutto, perché a furia di girare per l’Italia ho messo nel cuore un sacco di amici che vogliono sapere che cosa io faccia e che idee abbia su questa o quella specifica cosa. Amici che per anni mi hanno rimproverato, come fosse colpa mia, di non andare più in tivù. Lamentando di non riuscire ad avere notizie su di me e sulle mie iniziative. Lusingato da questa attenzione, e anche per reagire all’oscuramento mediatico, ho dunque deciso di dar vita a questo strumento di comunicazione. Che nel tempo è cresciuto parecchio. Fino a contare migliaia di (lunghi) accessi alla settimana.

Ma, come si intuisce aprendolo, non ho inteso fare un sito composto da comunicati ufficiali, da discorsi parlamentari, da racconti in stile Settimana Incom (adulti godete…). Ho inteso invece fare un blog, ossia un diario personale, scritto direttamente da me e aperto alle annotazioni degli amici vecchi e nuovi. Annotazioni anche critiche, pungenti, come per esempio quelle di Andfaedo che nel cuor mi sta. Ma con due limiti, proprio per non farlo scadere a sfiatatoio. Primo: nessuna concessione alla volgarità dei modi. E su questo, quando è stato necessario, ho fatto il mio piccolo show di protesta, ottenendo (grazie!) piena disponibilità, indice di pregevole fair play collettivo. Secondo limite: nessun uso del blog per stantie polemiche politiche o legate (da maggio) al mio lavoro ministeriale. Qui non c’è campo per le diatribe (spesso mortalmente noiose) delle sezioni di partito. E nemmeno per quelle (altrettanto noiose) del sindacalismo da truppe cammellate. Se no va a finire come per il post su Verona. Provate a rivederne i commenti e ditemi se si tiene in piedi un blog così. Scappano anche i rinoceronti. Inutilmente ho chiesto misura. Perciò quando ho visto che anche il post su Bologna e Aosta (con la storia di Isoke!) veniva ridotto a pretesto per piazzarci l’ennesima solfa sindacale ho deciso di passare la palla al gruppo dei miei giovani collaboratori.

Aria, per favore. Non è assenza di democrazia. E’ che la democrazia prevede (oltre che di fare parlare gli studenti alle inaugurazioni degli anni accademici) che ognuno possa avere voce. E che dunque ognuno possa fare quello che faccio io. Ossia un suo blog. In altre parole: chi ha voglia di farsi sentire ed è convinto di dire cose interessanti se ne faccia uno anche lui. E se qualcuno penserà di chiuderglielo, io sarò in prima fila a difendere la sua libertà. Ma non si appiccichi sul mio per ridurlo a minestra inacidita. Oh, l’ho detto. Ora mi sento più leggero. Buon limoncello. O buon amaro lucano.

P.S.N. (ossia: post scriptum noioso) Visto che l’intervento-goccia-che-ha-fatto-traboccare-il-vaso malignava che con il mio elogio della assenza di “velleità” nel pareggiato musicale di Aosta volessi colpire l’aspirazione dei conservatori ad appartenere all’area universitaria, preciso quanto segue: nossignori, mi riferivo alla smania diffusissima di fare lauree magistrali e master in allegria, senza valutarne né la qualità né gli sbocchi possibili per gli studenti. Vedi a riprova (nello stesso post) l’elogio del professor Tundo (università di Bologna, non conservatorio) per non avere chiamato “master” il suo pregevolissimo corso di alta formazione. Uffa, che pizza doversi spremere per queste cose: l’avete capito ora perché ho dovuto chiedere l’intervento dei vigili?

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