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Da Perugia a Catania. E c’è pure l’arcivernice
Dolce Italia. Ragazzi, ma questo è un paese fantastico. Sono a Catania, quarta città di una giornata singolarmente movimentata. In cui ho visto solo cose belle. Ho iniziato a Perugia, medioevo in versione sublime, dove ho tenuto la prolusione del corso di legislazione antimafia alla facoltà di giurisprudenza. Già mi sembra incredibile che un corso del genere abbia natura istituzionale ("faccia esame", cioè) e che vi partecipino più di cento studenti. Ma è l’attenzione, la serietà del progetto che colpisce. Fare lezione in un’aula universitaria, scusate se mi ripeto, continua a essere un’esperienza impagabile. Specie se vai a portarci un messaggio di impegno da parte del governo. Tanto più che in prima fila mi sono trovato Andrea, figlio di Flavia, una volontaria di Libera (che partecipa all’organizzazione del corso). Be’, Andrea l’ho conosciuto ieri sera a cena dopo un’iniziativa realizzata da Maria Prodi (ohé, sono proprio tanti, questi Prodi…). E di lui, studente del 4^ liceo scientifico, mi ha impressionato una frase. Parlando del più e del meno, ha detto così: "Quando il governo ha dato le dimissioni la prima cosa che ho pensato è che non avremmo più avuto un codice unico contro la mafia". Capito che cosa un ragazzo di diciotto anni può aspettarsi da noi?
Dopo Perugia, sono andato a Siena, di nuovo all’università. Qui c’era una conferenza stampa dove ho sostenuto e promosso un’idea, secondo me ottima, del rettore Focardi. L’idea, tradotta in accordo formale con il Monte dei Paschi, è di dotare lo studente di una carta di credito che gli consenta di distribuire in otto rate -a interesse zero- il pagamento delle tasse. Lo so, non è la pozione magica del diritto allo studio. Però evitare che una o due volte all’anno arrivi la botta di centinaia di euro a squassare il bilancio familiare, mi sembra meritorio. Continuo a pensare che il diritto allo studio debba comporsi di tanti provvedimenti. Quelli più sostanziali e quelli più leggeri, comunque in grado di dare una mano nei momenti di difficoltà. Insomma, anche qui occorre più fantasia. E meno pregiudizi verso gli strumenti finanziari integrativi (ehi: ho messo "integrativi" in corsivo). Ho passeggiato sotto la pioggia lungo la bellissima piazza del palio, che non rivedevo da anni. Nostalgia. E il solito solidale pensiero ai cavalli.
Tappa a Roma al ministero, infine, e quindi sono venuto a Catania. Farò l’8 marzo tutto in Sicilia. Sono ospite a casa di Grazia Giurato, una delle donne più combattive e ribelli che abbia mai conosciuto. Quando fu consigliera comunale e denunciò i gettoni di presenza intascati da tutti senza andare alle commissioni venne crocifissa in aula anche dai "compagni". La difese indignato un consigliere del Msi, ex picchiatore fascista…All’aeroporto le ho visto subito addosso un piccolo distintivo arcobaleno e un più riparato simbolo femminista. Mi ha fatto incontrare a casa sua per cena il marito e tredici (tredici) donne catanesi. In alcuni momenti mi soffermavo involontariamente su certe espressioni, certe mimiche, e mi sembrava di essere nel "Gattopardo". Poi c’è stata la sorpresa delle sorprese: Grazia ha fatto entrare la ragazza della copertina delle Ribelli. L’ha rintracciata ventitre anni dopo quella foto storica (i funerali di Pippo Fava) e l’ha invitata a cena. E’ praticamente uguale. Si chiama Giovanna. Fa effetto vedere una foto, poi farne la copertina di un libro che si ha nel cuore, e infine vedere materializzarsi la persona della foto, come se si fosse usata l’arcivernice, la vernice prodigiosa che dava vita (lo ricordate?) ai protagonisti delle fotografie in un celebre fumetto. Pensate, pur di farmi questa sorpresa è andata a cercarla nelle case della via dove abitavano quattro persone con il suo cognome…Che vi ho detto? E’ un paese fantastico.
Nando
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