Pedagogia pedagogia. Lezioni di flop

Notizia notiziona. All’università di Modena-Reggio Emilia su dodici presidi di facoltà sette sono donne. Di più, le donne sono maggioranza (o pari) anche nelle facoltà scientifiche. Il cambiamento procede impetuoso. Una volta si diceva che resistevano l’università, gli ordini professionali e (naturalmente) la politica. E che il problema vero era che i vertici restavano rigorosamente maschili. Ora Livia Pomodoro è diventata presidente del Tribunale di Milano, mica di uno sconfiffero. E le presidi diventano (possono diventare) maggioranza dentro gli atenei. Manca ancora la politica, che anzi peggiora; forse perché (scherzo…) non si è ancora riavuta dallo choc della Pivetti. Però…Però ieri a Reggio, alla facoltà di Scienze della Comunicazione, ho dovuto riflettere su qualcosa di meno confortante. Ero stato chiamato a presentare le Ribelli (e a parlare d’altro) da una di queste presidi, Paola Vezzani, bravissima, ma il cui pregio eccelso è di avere un figlio di undici anni che fa un’imitazione strepitosa di Calderoli e a tavola pretende di parlare di politica estera. Be’, ho girato un po’ con lei la facoltà, ho visto tanta ragazze sciamare per aule e corridoi, poi a sentire parlare delle Ribelli c’era praticamente il vuoto. Una netta prevalenza di maschi; quasi tutti adulti, fra l’altro. Dice: ma perché dovevano venire? per sentire te? No. O meglio, non credo che la mia delusione sia nata prevalentemente dall’innegabile flop personale. E’ che ho rivisto un po’ di quei volti antichi, e mi è parso di rivederli (per una volta, è vero) parlare nel deserto, proprio alla vigilia della giornata nazionale antimafia di Polistena, dove andrò domattina. Vedete che pretese assurde e intransigenti si finisce per avere, quando si portano ferite che vengono da lontano? Che non ti accontenti di sapere che domani ci sarà una fiumana di giovani chiamati in Calabria da don Ciotti e che verranno da tutta Italia. Ma vorresti che anche nella normalità della vita di una qualunque sede universitaria scattasse la scintilla della curiosità. Dai, dimmi per un’ora chi erano queste donne. Dai, dimmi a che mi serve saperlo, per la mia cultura. E magari, se ne sei capace, anche per le materie che studio. Ho pensato pure a Gherardo Colombo che dice che lascia la magistratura e che andrà a parlare ai giovani di giustizia. Nelle scuole i giovani li troverà di sicuro. Spero che li trovi anche nelle università. Che non incontri giovani pronti a rispondere no grazie, devo studiare procedura penale. Per questo il progetto Ethicamente dovrà avere una sua struttura forte, integrata anche con i corsi di studio. Per partire da questa precedenza assoluta data allo studio delle materie (anche se poi si laureano in ritardo…) e aprire via via verso orizzonti, anche di vita, più ampi. Perché, appunto, la cultura professionale non è data solo da una somma di materie.

Boh, basta bofonchiare. Ieri è stata la festa del papà e ho ricevuto gli auguri dei due gioielli. Più di così…  Ciao Alepix!

Leave a Reply

Next ArticleL'esercito di Polistena. Cronache personali