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L’ora legale e i suoi nemici
Scatta l’ora legale, panico tra i socialisti. Così, con un vero colpaccio di genialità satirica, titolava nel 1991 "Cuore", settimanale diretto da Michele Serra. Mi piacerebbe capire dove è scattato il panico oggi, ma mi sa che gli ambienti sospettabili sono più d’uno. Mi ha colpito la notizia (vedi Gian Antonio Stella sul Corriere) che una leggina ha revocato i vantaggi che erano stati promessi ai magistrati mandati in prima fila a combattere il crimine organizzato. Allettati ad andare a rischiare la vita con provvedimenti di favore e ora bidonati spiegandogli che sono uguali agli altri, anche a chi se ne sta in panciolle a discutere e "consigliare" nei vari ministeri. Perché mai dovrebbero avere dei vantaggi dall’avere accettato di andare nelle zone pericolose? Vedete un po’ come torna, immortale, la filosofia che ispirò la polemica sui professionisti dell’antimafia. Prima, quando non riesco a coprire i posti di trincea, ti chiamo e ti dico che saprò esserti grato per la tua disponibilità. Poi larvatamente ti accuso di volere lucrare sulla tua funzione antimafia, mercenario che non sei altro.
Arriva l’ora legale e non bastano sei ore a scoprire (con medico legale) che un signore di 82 anni seduto su un treno per e da Torino era morto d’infarto. Dico sei ore. Il tempo dell’andata, il tempo del ritorno. Con tanto di lunga fermata alla stazione di arrivo, dove i treni vengono ripuliti e rassettati. Nessuno ha avuto lo scrupolo di vedere se per caso dovesse scendere e fosse rimasto addormentato. Il rispetto dell’intimità dell’altro sta diventando l’alibi per trattarlo come una cosa inanimata. Avrà bevuto, sarà stanco, si sarà fatto di eroina, vorrà passare la notte in treno, chi lo sa, se ne vedono tante…E infatti anche questo bisogna vedere: Trenitalia che si porta a spasso i morti…
Nando
Next ArticleEthicamente. Pronti via! (e Mussi conobbe Orioles...)