Ethicamente. Pronti via! (e Mussi conobbe Orioles…)

Finalmente! E’ partito “Ethicamente”, il progetto per portare nelle nostre università (ma anche nelle altre istituzioni di alta formazione) una ventata nuova. Nuova ventata di senso dell’etica professionale, dell’etica pubblica. Di consapevolezza del senso di ciò che si fa quando si esercita una professione. Di responsabilità sociale nell’essere (e nel prepararsi a essere) classe dirigente.

Non so, ancora una volta, che cosa se ne troverà domani sui giornali. So che con Mussi abbiamo fatto la scelta di presentare il progetto dall’aula magna della facoltà di Giurisprudenza di Palermo non per caso; ma perché per giungervi si passa davanti a una stele su cui stanno incisi i nomi di una decina di laureati di quella facoltà che hanno pagato con la vita la debolezza di etica pubblica di questo paese. E che più volte, in vita, avevano spiegato che il problema non era solo la mafia ma anche i varchi che le vengono lasciati generosamente aperti dalla scarsa o nulla responsabilità con cui vengono esercitati certi ruoli professionali. Potevamo, l’ho già detto, ottenere un effetto mediatico più alto con una bella conferenza stampa a Palazzo Chigi. Ma avremmo un po’ tradito sin dall’inizio lo spirito del progetto. C’erano in prima fila – e mi ha fatto piacere – Pina Grassi, la moglie di Libero, l’imprenditore che aveva cercato di portare a Palermo una nuova etica degli affari. C’erano i giovani di “Addio pizzo”. C’era il vicepresidente di Confindustria con delega al Mezzogiorno, Ettore Artioli. C’era Leoluca Orlando che quindici anni fa lanciò il suo grido d’allarme per lo scarso coinvolgimento del mondo universitario nella primavera di Palermo. E c’erano due conoscenze di questo Blog, Stefania Pellegrini, la sociologa del diritto bolognese, e Riccardo Orioles, il giornalista anomalo, che avreste dovuto vedere la faccia stupita del buon Mussi quando l’ha visto per la prima volta (poi quando gli ho spiegato il prodigioso curriculum della persona, ha sorriso compiaciuto).

Ora si incomincia, non ne potevo più dei tempi burocratici. Da giorni avevo in mente don Ciotti a Polistena (“Non perdiamo tempo!”) e pensavo che i nostri tempi sono lunghi anche quando abbiamo le migliori intenzioni. Lunghi, sempre lunghi, mentre i tempi delle decisioni degli altri sono velocissimi. Bene. Se avete delle idee, fatemele sapere. Tra qualche giorno apriremo una sezione del sito del ministero per incominciare a fare circolare le informazioni. Un esigente magistrato palermitano che stimo molto (e che i lettori stimano molto) mi ha detto: è una delle poche cose buone che ha fatto in questo campo il governo. Complimento o rimprovero? In ogni caso diamoci dentro. Le riforme si fanno anche così.

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