Racconti scomodi. Tra cinema e stampa

Brevi note di recensione. Prima nota. Ho visto alla Casa del Cinema l’anteprima de “L’uomo giusto”. Film di Toni Trupia realizzato dalla Metro Golden Minor (Michele Placido) con Rai Cinema. Trupia è un giovane regista agrigentino di ventotto anni, già assistente di Placido in “Romanzo criminale”. E questo è un primo dato di interesse. Tutto il film è stato realizzato da allievi e personale del Centro Sperimentale di Cinematografia. E questo è il secondo dato. Mentre il terzo dato (quello che mi ha portato lì) è che tutto il commento musicale è stato realizzato dal Conservatorio di Ferrara. Ottimo lavoro, che ribadisce la mia fiducia in queste (sottovalutate) istituzioni. Quanto al film, che racconta l’angosciosa vicenda di un vedovo settantenne che si innamora di una giovanissima russa che lo turlupina, non è male. Sprazzi di durissimo ed efficacissimo neorealismo, e non solo nell’ambientazione a Tor Bella Monaca; con qualche cedimento al melodrammatico, specie alla fine. Ma c’è della stoffa, chissà che circolazione avrà. Rafforzerà qualche pregiudizio, certamente; ma il realismo socialista o il politicamente corretto non si addicono all’arte.

Seconda nota. Meno male che c’è l’Internazionale (inteso come settimanale), se no di certe cose che accadono nel mondo non sapremmo niente. Segnalo sul numero in edicola (oltre a un bel dibattito spagnolo sul futuro dell’opera lirica) “Odissea uigura”. Gli uigura non sappiamo neanche chi siano (io non lo sapevo, almeno; e sono in buona compagnia del computer, che continua a correggermi “figura”, accidenti a lui). E invece sono un gruppo etnico turcofono e islamico di milioni di persone, quasi nove nella sola Cina. E proprio dalla Cina erano scappati i cinque protagonisti della storia, prima di finire, a furia di peripezie, addirittura a Guantanamo, venduti agli americani come terroristi da solerti informatori pakistani. Ora i cinque sono a Tirana, perché solo l’Albania (!) ha avuto il coraggio di ospitarli correndo il rischio di irritare la Cina. Ovviamente non erano terroristi. Ma sono stati torturati. Prima in Cina e poi a Guantanamo, proprio loro che sognavano la libertà americana. Istruttivo sulla globalizzazione in corso.

Terza nota. Sempre a proposito di globalizzazione, Laura Maragnani mi segnala che il suo bellissimo libro “Le ragazze di Benin City”, che racconta la storia della ex prostituta nigeriana Isoke, le ha guadagnato incoraggianti incontri al Ministero delle pari opportunità e anche con il presidente della Camera Fausto Bertinotti. Ma che l’unico quotidiano che le abbia riservato una recensione (fra l’altro lusinghiera) è stato, proprio il giorno di Pasqua,….”Il Secolo d’Italia”. Già,  “Il Secolo d’Italia”. Mi chiede “Come mai?”. Non lo so, Laura. Ed essendo il libro edito da Melampo (che nel cuor mi sta), non dico di più. Anche perché il paio di importanti passaggi televisivi che hai avuto sono già un riconoscimento. Mi rigiro solo la domanda. E mi rispondo che il mondo è strano assai. E d’altronde: avremmo mai detto un giorno che solo l’Albania avrebbe osato irritare la Cina sul campo dei diritti umani?

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