Quella sera dell’85…

Quella notte del 1985 andò così. Era il 5 gennaio, eravamo a Catania. Avevamo appena ricordato Pippo Fava nel primo anniversario del suo assassinio con una grande manifestazione. Gli avevamo anche abusivamente intitolato la via dello Stadio. Quella partecipazione, soprattutto giovanile, non se l’aspettava nessuno. Perciò -proprio perché la memoria del lutto ha sempre dentro di sé una carica di speranza e perfino di vita che si rinnova- la sera andammo tutti a casa di Antonio Roccuzzo, giovane redattore dei "Siciliani". Antonio aveva una madre allegra e gentilissima e una casa con un patio stupendo a Misterbianco (mi sembra). Lì sognammo, con un po’ di vino che tornava nei bicchieri sotto una luna indimenticabile, il futuro dell’antimafia. E per scherzo e sfida ci mettemmo a distribuirci gli incarichi. Tu farai il ministro dell’interno, tu quello della giustizia, tu il direttore generale della Rai… Non è andata proprio così. Ma qualcosa è pur successo. Perciò quando l’altro ieri si è riunito per la prima volta il comitato di Ethicamente al ministero e ho visto entrare nel mio ufficio Riccardo Orioles con il bastone e il suo poetico farfallino, ho pensato a quella sera di ventidue anni fa, dove Riccardo era uno dei più assennati, ma giocava anche lui, eccome, pure lui uno dei "carusi di Fava". Ci ho pensato e mi sono intenerito. Poi nella riunione, fatta in quella che era comunque una sede di governo per svolgere funzioni di governo, lui ha parlato stupendo tutti per la forza icastica della parola e per la vena inesauribile di umorismo. Mi sono guardato intorno, mentre facevamo i programmi. Marco, Paoletta, Stefania, Ombretta, Pino, Paola…Ognuno una storia a me nota, una biografia di impegno disinteressato. E competenze vere, costruite sul campo. Non forse un miracolo; però, pensavo, poteva dunque succedere che fossimo lì a riflettere su come cambiare un pezzettino d’Italia, a come fare nascere "un giuramento d’Ippocrate" per ogni futuro laureato; a come realizzare quella che io chiamo la "riforma morbida" dell’università, la riforma che non ne cambia la struttura e gli status giuridici ma, chissà, magari un poco, il senso di quello che ci si fa e ci si insegna e impara.

Non era il governo fantastico sognato quella sera dell’85, ma il gruppo (dove qualcuno nell’85 aveva magari dieci anni) pensava in una logica di governo. Non l’ho detto a nessuno, ma mi sono emozionato. Poi ho scritto a tutti i rettori per comunicare ufficialmente il progetto e chiedere la disponibilità delle loro università a collaborare. E le risposte positive sono iniziate ad arrivare già a tre ore di distanza. Ma non è bellissimo?

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