Formidabile “Addio pizzo”!!!

Be’, questa davvero non ve la potete perdere. State dunque a sentire ché ne vale la pena. Attraverso un esponente di "Addio pizzo", la meritoria associazione che a Palermo è impegnata a propagandare la lotta al racket nel commercio, ero stato invitato a presentare "Le Ribelli" a Palermo il pomeriggio del 5 maggio prossimo. Occasione: i due giorni di festa dell’associazione. Per andarci avevo anche costretto a qualche salto mortale la mia bistrattata agenda. Al mattino di quel sabato di maggio, infatti, ho un impegno a Padova, poi ho Mantova, ma insomma: mi faceva piacere presentare il libro a Palermo (anche perché non ci sono mai stato invitato, benché il libro proprio a Palermo abbia le sue radici…) e in più mi piaceva, come membro del governo, rendere onore al merito ai giovani di "Addio Pizzo", che non per nulla avevo invitato in prima fila alla presentazione nazionale di "Ethicamente". Vi sembra che fin qui tutto rientri nei canoni normali della solidarietà tra chi si batte sullo stesso fronte della legalità? Avete ragione.

Infatti il colpo di scena arriva dopo. Arriva quando da "Addio pizzo" mi si fa sapere che la mia presenza alla loro festa non va bene, è inopportuna. Perché sono un politico, addirittura un membro del governo, e a Palermo ci sono le elezioni a sindaco. E "Addio pizzo" è un’associazione apolitica. Bene. Credo di sapere qualcosa di associazioni apolitiche, visto che fondai più di vent’anni fa "Società civile" e con grande scandalo vi vietai per statuto l’iscrizione ai dirigenti politici o agli eletti dai consigli comunali in su. Non perché li ritenessi incivili, si intende; ma per abituarci un po’ tutti al rispetto della differenza dei ruoli. Dunque so quanto sia prezioso per certe associazioni -proprio per essere efficaci nella loro azione- non confondersi con uno schieramento politico. Ma ricordo anche molto bene che "Società civile" (finora considerato un modello di intransigenza) non chiudeva le porte agli ospiti che rappresentassero nell’azione politica i propri princìpi. Anzi, li invitava al confronto, indipendentemente dal partito di appartenenza. E sotto elezioni dava addirittura loro la possibilità di fare sentire più forte la propria voce; in piena autonomia, si intende, ma appunto per dare più forza complessiva ai propri valori fondativi. La scelta di "Addio pizzo", invece, è un bel po’ diversa. E senza volere nulla pretendere (ognuno in casa sua fa quello che gli pare), dico che la scelta acquista un indubbio significato oggettivo: una associazione schierata contro la mafia ritiene inopportuna la presentazione di un libro che parla delle vittime della mafia scritto dal figlio di una delle vittime della mafia (di cui quest’anno si ricorderà a Palermo il 25° anniversario), il quale dal suo ruolo di governo sta avviando progetti contro la mafia e – di più – rappresenta il suo ministero nel comitato interministeriale contro il racket e l’usura!
Io dico che "Società civile", la giacobina "Società civile", non l’avrebbe fatto. E sapete perché? Perché, essendo vigorosamente apolitica, era anche aliena dai ragionamenti "troppo" politici, così simili, in cautele ed equilibrismi, a quelli che si fanno nelle correnti di partito. Chiedeva solo "Quali sono i tuoi valori?" E se sorgeva lo scrupolo di favorire una parte politica, invitava anche uno dell’altra parte che condividesse gli stessi valori. E se dall’altra parte non c’era, se ne fregava. Fra l’altro c’è una cosa che non capisco. Se ben ricordo "Addio Pizzo" sostenne lo scorso anno la candidatura di Rita Borsellino. Dunque si schierò politicamente; non con la presentazione di un libro, ma in una vera e radicale campagna elettorale. Che cosa fa ora? Non la sostiene più?  E poi, altra domanda. Come mai "Addio Pizzo" ha accettato di prendere la parola alla presentazione di Ethicamente, con un ministro e un sottosegretario, esponenti di una parte politica, a campagna elettorale abbondantemente aperta e con tutti i faccioni dei candidati già sui muri di Palermo? Come mai non ha rifiutato allora di intervenire per non correre il rischio di "farsi strumentalizzare"? O si sente strumentalizzata dal racconto delle donne che hanno sfidato la mafia quando i fondatori dell’associazione andavano alle elementari? E il sottosegretario, il membro del governo, quando "compromette" più l’immagine? Quando fa il membro del governo o quando fa lo scrittore?

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