Cronache dal Congresso (in diretta dalla sedia)

Ebbene sì, vi faccio pure una cronaca in diretta dal Congresso della Margherita. Le cose stanno andando abbastanza bene. Sia Prodi sia Rutelli hanno disegnato ieri un partito democratico che condivido. Un partito che non si annuncia come la somma delle celebri "grandi tradizioni", e che non farà dunque da museo di storia politica contemporanea. Un partito che formerà il suo gruppo dirigente a partire dalle libere elezioni di un’assemblea costituente, da tenersi in ottobre sul principio "una testa, un voto". E invito ai giovani (e più in genere ai cittadini) a entrarvi massicciamente perché questo è il vero antidoto contro i signori delle tessere. In più, oggi, una bella ricostruzione storica dell’Ulivo e della Margherita, per trarne un po’ di buona segnaletica per i prossimi mesi, da parte di Arturo Parisi; con utile elogio della parola che conta.

Insomma, tutto sommato una buona atmosfera. Unica eccezione dichiarata contro questo scenario: Ciriaco De Mita, che (infilzando anche una strepitosa allusione a "Cromvell")  si è preso secondo usanza il tempo di quattro delegati, sommerso dall’entusiasmo delle truppe irpine venute in massa ad applaudrilo e ovazionarlo (ma sì). Non capisco perché abbia risollevato il problema del "se" andare avanti visto che la questione del "se" l’aveva già risolta riconoscendosi nella mozione Rutelli. Almeno a Firenze Mussi ha tratto onestamente le sue conclusioni. Non mi fa piacere, ma certo onore al merito all’amico Fabio.

Altri particolari colti al volo. Su una parete campeggiava ieri una frase di Paolo Borsellino: "Quando ricevo lo stipendio a fine mese, mi faccio un esame di coscienza per capire se me lo sono meritato". Lasciate ora ogni spontanea ironia sul rapporto tra quella frase e qualche tribù clientelare presente al congresso. Quel che mi ha fatto pensare è che sotto la scritta di Borsellino, a qualche metro di distanza, c’era un fotografo con la maglietta dei narcos, con scritta ben visibile. Ambiente misto, insomma, almeno nei simboli accostatisi imprevedibilmente.

Poi vi dirò dei riferimenti infiniti a futuro, nuovo, cuore, sfida, scommessa. E soprattutto vi dirò delle metafore marinare: una sequenza infinita di navi che partono, barche che salpano, galeoni che solcano, vascelli alle spalle, porti che si lasciano, ormeggi che si tagliano, stelle che danno la rotta. Siamo un popolo di marinai, in fondo. L’importante è che anche le parole non siano da marinai. Perché in quelle ci credo; e per quelle vorrei spendermi, e mica poco.

Dimenticavo. Il congresso si tiene a Cinecittà. Un po’ di emozione l’ho pur provata a entrare nel capannone che fu di Fellini e nel vedere le riproduzioni di Roma antica. E’ durata poco, perché poi il congresso ha preso il sopravvento. Con i suoi pienoni e i suoi svuotamenti mozzafiato (altro che politica dell’ascolto, amici…).

Infine una bella notizia: Paolo Giaretta, senatore margherito e sottosegretario all’Economia, ha dato le dimissioni da parlamentare per non tenere il doppio incarico. Ogni tanto succede che qualcuno si faccia l’esame di coscienza alla Borsellino. Peccato che qualcuno nei boatos congressuali lo abbia rimbrottato per il cattivo esempio.

E ancora infine, stavolta per davvero. Grande proposta di Matteo Renzi, giovanissimo presidente della provincia di Firenze. Nel suo intervento ha fatto un nuovo nome per il famoso Pantheon del partito democratico. Tutti pensavano (essendo lui fiorentino) che tirasse fuori La Pira o don Milani. Lui invece ha proposto Cristiano Ronaldo, l’asso del Manchester. Tutti di stucco. Poi un applauso. Come se avesse segnato lui. A domani.

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