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Cronache dal Congresso (dopo opportuna pausa)
E invece no, non ce l’ho fatta a scrivere in diretta anche ieri dal Congresso. A un certo punto un po’ di malinconia si è mescolata alla soddisfazione di essere finalmente arrivati al traguardo che avevo in testa dai giorni (lontani e belli assai) della Rete, e che poi avevo iniziato a vedersi far concreto alcuni anni dopo, quando facemmo la prima campagna elettorale dell’Ulivo. Tel chì el partitun, direbbero Aldo, Giovanni e Giacomo. Già, ecco qui il partito democratico: più o meno grande, ora c’è. Ed è un’occasione da non perdere. Quel che mi ha scatenato la malinconia (e mi ha fatto perdere ieri la voglia di scrivere) è stata la constatazione che dopo tutte le parole, le metafore ardimentose, le citazioni poetiche, alla fine siamo tornati a terra. E così nell’assemblea federale sono finite di nuovo fuori le donne. Non arrivano al dieci per cento. Anche se proprio due donne, Rosy Bindi e Rosa Russo Jervolino (grandissima: "nessuno è diventato statista per le tessere che aveva"), sono state tra le più acclamate dai delegati; e non perché si portino pullman di tifosi o perché sparino demagogia ad alzo zero, ma perché sono politiche di primissimo piano, perché hanno storie vere alle spalle, hanno consistenza, diversamente da tanti altri diventati dirigenti per grazia ricevuta. Per favore, non venitemi più a dire che il discorso delle "quote rosa" è offensivo per le donne. No il fatto è che senza le quote le donne proprio non passano. E funzionano solo altre quote: quelle di corrente, in particolare. Perfino i giovani (i giovani!) sono stati divisi per corrente al momento di cooptarli (già, mica sono stati eletti…). Insomma, quel che dicevo nel post di sabato un po’ è avvenuto. Metafore marinaie, parole da marinaio.
Nonostante questo, il clima è stato buono (lo so, lo so: direte "chi si accontenta gode"). E i delegati erano emozionati per davvero. Quello verso il partito democratico è davvero un salto sentito, che ha fatto passare in secondo o terzo piano anche l’inserimento nell’assemblea federale di tale "La Ganga Giuseppe" (sì, lui, nulla di personale…).
Ora, cari miei, la vera risorsa da giocarsi sono le elezioni dell’assemblea costituente. Lì nessuno si tiri indietro, lì ognuno partecipi e scelga. E chissà che questa sbobba ben condita non diventi come ce l’immaginiamo in tanti: un piatto di qualità, di quelli da buongustai. Meglio ruspante che nuova cucina. Forza dunque, e che il mare ci protegga.
Nando
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