La Carta e Mantova. E Pio La Torre

Ma come si fa a stabilire i doveri degli studenti universitari senza scrivere cose generiche e all’acqua di rose o apparire, al contrario, autoritari e bacchettoni? E come si fa, d’altra parte, a scrivere una Carta dei loro diritti senza prevedere anche dei doveri, almeno come fa la nostra Costituzione? Questo, lo confesso, è il grande rebus del mio "ponte", che mi accompagna mentre lavoro a riassettare la bozza di "Statuto" che mi è stata consegnata dal Consiglio nazionale degli studenti universitari per mano del suo presidente Muratore. La presenteremo a Roma il prossimo 7 maggio, questa Carta. E poi le faremo fare un bel giro per le università a sciacquare i panni in Arno; a raccogliere pareri, e pazienza se qualche critica sarà, per usare un eufemismo, un po’ severa. Sia da parte di un po’ di studenti sia da parte di un po’ di docenti. Io però sono convintissimo della sua utilità. Ho come la sensazione che questo grande, complicato, sbilenco edificio che è l’università proceda spesso senza farsi troppe domande su quale servizio effettivo, quale formazione effettiva ricevano i suoi studenti. Che troppe volte, dietro un permissivismo di maniera, essi siano stati risospinti in una condizione di "senza diritti". Sia lode dunque ai molti colleghi che ci credono ancora. E che le domande se le fanno.

Nella pause del lavoro, mi ingegno, giusto per diversificare un po’ i miei pensieri, a preparare la mia parte di Mantova Musica Festival. Già, ora che ci penso sono una bestia: ancora non ve ne ho parlato. Ancora non vi ho detto che si terrà tra il 23 e il 27 maggio. Che avrà come tema conduttore i "Muri". Ma non nel senso dei soli confini tra nazioni e popoli come alla Fiera del Libro di Torino, ma anche nel senso dei muri tra generazioni, tra generi artistici, tra giorno e notte, tra persone, tra sessi. Ogni giorno avrà una declinazione particolare. E alle 23,30, al dopofestival, con Lidia Ravera (piena di idee scoppiettanti, quest’anno, l’eterna ragazza…) ci andremo dentro senza pregiudizi. Specie nella notte bianca tra sabato 26 e domenica 27, quando parole e musica dolce e sempre più sottile con il passar delle ore si daranno il turno nell’esplorare i muri tra le persone fino all’ora del cappuccino. Io prendo appunti da Milano; lei, più fortunata, dagli scogli strombolani. In ogni caso il festival si aprirà con Puccini reinterpretato da undici artisti contemporanei. E poi sarà ospitata un’autonoma Rassegna dei "Talenti di conservatorio", così facciamo vedere un po’ chi abbiamo in casa…

Infine. Gira e rigira, tra pagine di carta e pagine di computer, pieno di gioia nel rivedere gironzolare Dora con la sua nuova pettinatura nella casa avita, mi è capitato sotto gli occhi un breve ma bellissimo pezzo di Attilio Bolzoni su "Repubblica". Materia: il venticinquesimo anniversario di Pio La Torre, il grande dirigente comunista a cui dobbiamo quella cosa che ora ci appare quasi normale e non lo è affatto (vedi le devastazioni in Calabria contro le cooperative di Libera): ossia la confisca dei beni mafiosi. C’è su Repubblica una foto terribile, scattata davanti alla sua gamba penzolante dal finestrino dell’auto: Cassarà, Falcone e Chinnici, in fila uno accanto all’altro, che guardano lo strazio. Chi si ricorda, domani abbia un lieve e consapevole pensiero di gratitudine. Saluti a tutti. E notate che faccio il mio post anche durante il ponte. Ora si va all’Arci sotto casa. Si mangia non male (voto: dal 6 all’8, dipende) e si spende poco. Grandi, vecchie case del popolo…  

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