Risorgimento alla chetichella. E un’anteprima

Primo maggio festa dei lavoratori. Starei per aggiungere che è festa anche di chi un lavoro non ce l’ha, ma mentre vorrei dire una cosa giusta (non "politicamente corretta", che è un’altra cosa) mi accorgo che rischio di lanciare una metafora beffarda. Nulla da festeggiare, professore. D’accordo. Non ho dubbi invece nel consigliarvi la storia del Risorgimento in otto volumi di Repubblica. E’ da tempo che non acquisto in serie i libri dal giornalaio. La tentazione è sempre maledettamente forte. Ma siccome non ho il gusto, un po’ alla B., di mostrare i libri a metri e per colori, mi sono sempre più spesso interrogato sulla effettiva utilità dei soldi spesi. Che probabilità c’è che li legga? Che cosa aggiungeranno in più ai libri già esistenti in casa sull’argomento? Leggendaria è in casa mia la vicenda della (bellissima) storia dell’arte Einaudi, accolta come un messia e poi finita stabilmente all’ultimo ripiano della libreria del salotto. La libreria nobile, certo, perché è quella con i libri d’arte ereditati da casa mia o l’angolo dei libri di storia-economia-politica dell’ottocento di casa di Emilia. E’ pure la libreria usata, quando ero giovane e potevo starmene con la schiena inarcata anche due-tre ore di fila, per fare i piani alti del presepe. Però, insomma, i pregiati volumi arancioni Einaudi lì stanno. E di lì non si muovono. Non migliore esito ha avuto l’Enciclopedia di Repubblica. Questa storia del Risorgimento invece ne vale la pena. Non so perché, forse per la passione antica per il Risorgimento, ma l’avevo intuito. E perciò l’avevo chiesta con molto ritardo al mio giornalaio. Glieli do tutti?, mi ha chiesto. No, il primo volume, per ora, che guardo come è fatto, gli ho risposto. L’ho fissato un attimo in faccia, poi non ho resistito e ho confessato: no, aspetti, la verità è che devo vedere la reazione di mia moglie, che non ne può più di questi libri. Non c’è più spazio. Meglio se ne porto in casa uno alla volta, si nota di meno. Insomma, li ho fatti entrare alla chetichella. Ora sono proprio contento. Bella Storia! Ha molte figure (ohé, ragiono come un bambino) e soprattutto una marea di documenti di grande interesse. C’è anche qualche piccola svista (il mitico carbonaro Angelo Targhini, uno dei due protagonisti del film "Nell’anno del Signore", è chiamato sempre Tarchini, salvo mostrare la lapide che ne ricorda la decapitazione in piazza del Popolo con il nome giusto; ah, che cosa non fa la fretta…). Ma, soprattutto, stanotte ho divorato un libro giunto improvviso in casa ieri pomeriggio. Arrivato come un fulmine. Bello, commovente, che fa pensare. E tanto, E su tante cose. Ma per ora non posso dirvi nulla di più. Ho promesso all’autore, mio giovane amico, di non rendere pubblica la notizia fino a venerdì. Poi ve ne parlerò. Perché lo merita. Buon primo maggio a tutti.

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