Divorziati di tutto il mondo

E allora confermo: a Torino fiera del libro in calo rispetto all’anno scorso. Lo dico anche se a noi come editori (Melampo), grazie alla astuta posizione strategica studiata dal grande Lillo manager lo scorso anno, è andata assai meglio. Nel complesso meno gente, meno appuntamenti di rilievo. Non so se sia colpa della concorrenza sempre più agguerrita dei vari festival. Io credo che queste iniziative debbano avere molti appuntamenti di grande attualità e tensione, anche da inserire in programma solo un mese prima. Altrimenti diventano cose un po’ algide. E credo pure che debbano attrarre sul piano economico, o quanto meno non debbano minacciare le tasche di nessuno. Vero è che al festival della letteratura di Mantova si paga anche per andare ai dibattiti, ma i numeri del Lingotto (se no che Fiat è stata?) dovrebbero essere diversi. A Mantova si cerca la qualità, anche dell’ambiente e dell’architettura circostanti. A Torino invece c’è o dovrebbe esserci la quantità, è un appuntamento più industriale. In ogni caso – ed eccovi qua la "mia" splendida primizia – a Torino c’è stato l’annuncio che le Ribelli andranno in scena in teatro nella prossima stagione. Sono già in cartellone a Roma per aprile e a Milano per maggio. L’idea è stata, e la produzione sarà, di un gruppo di donne di teatro, cinema e televisione che si sono messe insieme partendo dall’ammirazione per le storie di quelle altre donne. E mi sembra di capire che ne verrà fuori qualcosa di buono assai.

Meno buono, per la nostra decenza civile, è stato lo spettacolo di piazza San Giovanni. Ho un’idea alta della famiglia. So che cosa possa essere una bella, grande famiglia, per la ricchezza dei valori che si trasmettono e prima ancora per gli affetti che danno senso a una vita. Ma credo anche di sapere che cos’è una famiglia-barzelletta, una famiglia comica, una famiglia-ipocrisia. Non quella di chi giustamente chiede più servizi e più attenzioni per potere avere più figli o poterli allevare in un ambiente e in condizioni meno faticosi. Per dare più calore alla vita comune. Ma la famiglia di chi fa lo struscio in piazza alzando il ditino verso i colpevoli di cento cose (convivere, essere gay ecc), inalberando il simulacro di un matrimonio sacro e indissolubile che lui ha dissolto a piacimento quando e come ha voluto. Un’indecenza. Perché una società che perde il senso del comico è indecente. Ma nei tempi di Cuffaro che scrive sui suoi manifesti elettorali "la mafia fa schifo", è normale che i divorziati e i separati e i padri a plurimo titolo facciano un bel corteo in difesa della sacra famiglia. E che la chiesa li applauda. Sarà un quadretto da non dimenticare quando si scriverà la storia dell’Italia di questi anni.

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