Leoluca e gli orrori di stampa

Grazie Leoluca. Bisogna dirglielo; ce l’ha messa tutta e forse qualcuno a Palermo non ha saputo superare vecchie ruggini per dargli tutto l’aiuto e lo slancio di cui avrebbe avuto bisogno. Può avere commesso (senz’altro ha commesso) degli errori, ma ci rappresentava tutti. E non credo che molti altri sarebbero riusciti a prendere sei punti percentuali in più del proprio schieramento. Ha ragione Macaluso a dire che in Sicilia siamo di nuovo davanti a qualcosa che assomiglia terribilmente alla vecchia Dc, che aveva la faccia di Lima e beccava lo stesso, alla faccia dei morti ammazzati (e pianti), il suo bel 40 per cento. In fondo Orlando ha avuto il massimo dei consensi quando, pur dentro la buriana e la rivolta antimafiosa, era ancora considerato da quel popolo democristiano uno dei suoi. Discolo e ribelle, ma uno dei suoi.

In ogni caso l’intervista di Macaluso sulla Stampa mi ha fatto sobbalzare per un’altra ragione. Ed è un “n.d.r.” piazzato in una parentesi dall’intervistatore. Il quale non è esattamente l’ultimo frillo ma è l’ex direttore del manifesto, Riccardo Barenghi. Che chiede appunto di Orlando e dell’orlandismo per ricevere da Macaluso una frecciata contro il “giustizialismo” dell’ex sindaco. Condita da una citazione di Li Causi. Il vecchio dirigente comunista contadino, ricorda Macaluso, proprio per prendere le distanze dalle logiche repressive, diceva “né mafia né Mori”. Mori è il celebre “prefetto di ferro”, cui è stato dedicato anche un film, oltre numerosi libri. E Barenghi spiega all’ignaro lettore chi fosse: “il prefetto dell’immediato dopoguerra che usò il pugno di ferro”. Tra parentesi e con tanto di n.d.r. Ossia: ora vi do io la spiegazione a voi che non lo sapete. Arimortis! Perché Mori fu prefetto non “nell’immediato dopoguerra” ma sotto il fascismo. Forse Barenghi è stato fuorviato dal riferimento a Li Causi, che si distinse subito dopo lo sbarco alleato con i suoi temerari comizi nei feudi mafiosi. Ma chi ha mangiato pane e politica non può non sapere queste cose. E poi, se si spiega agli altri, non è meglio prendersi una garzantina per due minuti, così, giusto per essere sicuri?

Mentre facevo queste fugaci considerazioni ho alzato lo sguardo e l’occhio mi è caduto su un riquadro in neretto, sulla stessa pagina della Stampa. Riportava una dichiarazione di Manuela Palermi “capogruppo di Rifondazione comunista al Senato”. Ennò, mi son detto, la Palermi è capogruppo dei comunisti italiani-verdi al Senato. Ma dico, chi segue la politica interna di mestiere e ne scrive, non lo sa? Quando si dice “l’ho letto sul giornale”…. Ma non è finita. Perché siccome ho la debolezza di leggere di sport, sono andato alle pagine sportive. E qui ho trovato, a proposito dell’allenatore della Lazio che forse va alla Juve ma non lo può dire se no apriti cielo, che oggi spiegherà in una conferenza stampa “ogni monosillaba del suo ragionamento”. Ragazzi, e poi diciamo dell’università? Ma qui le elementari ci vogliono, le elementari. Perché la sillaba è “mono” per definizione. Ogni parola si divide in più, singole sillabe. Tranne, ed eccoci, i monosillabi, fatti di una sillaba sola (sì, no), e di cui quindi non bisogna spiegare ogni monosillaba. Poi c’è il Sillabo, ma quella è un’altra storia.

Solo un’ora di tempo e la mazzata definitiva mi è venuta da un atto ufficiale di un noto studio professionale romano: c’era scritto “facoltizzerà” per “autorizzerà”. Il giorno dopo la sconfitta di Palermo, è davvero troppo. Per favore un cordiale.

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