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La cuoca di Zola Predosa. E la nigeriana al lavoro
Diario di qualche giorno di assenza dal Blog (che piacere, ma anche che fatica tenerlo quando si gira come trottole!). Intanto vi consiglio Zola Predosa, che non è una esotica località turistica ma un piccolo comune alle porte di Bologna. Della serie "come vorremmo l’Italia". Tra le colline, fresca e civile, con anziani ma anche con giovani curiosi di sapere che cosa succede nel mondo, al di là dei giornali. Ci siamo ritrovati Libero Mancuso, l’ex magistrato ora assessore alla trasparenza di Cofferati, Francesco Forgione, il presidente della commissione Antimafia, e me medesimo. Forgione è stato pirotecnico con i suoi racconti, io non lo so ma ce l’ho messa tutta per comunicare quel che vedo e capisco. Il sindaco, un giovane sindaco di quelli che dovrebbero inzeppare il partito democratico per farne cosa buona e giusta, prendeva nota. Alla fine delle splendide signore con qualche uomo di rinforzo hanno cucinato per tutti. Non vi rifaccio la storia dei cappelletti antifascisti. Erano però strepitosi tortellini da feste dell’Unità. Quando mi hanno chiesto di firmare qualche copia delle Ribelli ho riscoperto un’altra delle bellezze emiliane: la sterminata varietà dei nomi, irriducibili alla ripetitività da tele-fotoromanzo. A chi lo dedico?, chiedevo. E giù nomi mai sentiti, che solo lì si potrebbero portare con giusta fierezza. Ricordo una cuoca di nome Isora. Già, la vita ha più senso se non hai il taccuino pieno degli stessi nomi. Almeno così pare a me.
Poi vi consiglio lo spazio Melampo. Ma sì, avete capito bene. La grande Melampo ha affittato un magazzino sotto i suoi uffici e ne ha tratto per modicissimi costi (e molto olio di gomito…) uno spazio delizioso per le presentazioni dei libri o per altri incontri. Così Milano ha, in via Tenca, uno spazio di democrazia e di incontro in più. Venerdì sera ci abbiamo presentato "Le ragazze di Benin City", la storia di Isoke di cui vi ho già parlato. Sono venuti a suonare -con il permesso del condominio…- anche dei musicanti nigeriani. Ho visto che ora Isoke riesce a raccontare la sua storia di schiava senza bloccarsi subito per l’emozione. Anche se chi è presente si emoziona per forza. Si stava emozionando anche una sua compatriota venuta a sentirla, una ragazza sui vent’anni. Che a un certo punto è sparita. Era stata richiamata all’ordine via cellulare dal proprio "padrone", furente perché per sentire Isoke aveva lasciato il suo posto sulla strada (la spiegazione mi è stata data a mezzanotte, e questa "normalità" mi ha messo i brividi).
Mentre si stava chiudendo la serata, mi ha fatto piacere sentire un vicino che invece di lamentarsi per il nuovo spazio culturale "che porta qui gli africani, poi rubano" (così avrebbe detto un milanese doc di questi anni), ha detto più intelligentemente, riferendosi allo spazio Melampo, "così aumenta il valore delle nostre case". Morale: la cultura vale. Molto bene, questa sì che è una notizia.
Nando
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