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Onomastici. Santa Rita
Ci credono, e se ne ricordano, solo i meridionali. I settentrionali infatti, in genere, affettano di non saperne niente e di esser loro totalmente indifferenti. Parlo degli onomastici. Feste dei nomi: che evocano radici, appartenenze, fioretti o tragedie familiari, dinastie e letture romantiche (una volta). Oggi è Santa Rita. E quindi devo fare un po’ di auguri sparsi, certo di dimenticare qualche amica e già da ora disposto a cospargermi il capo di cenere per la mancanza. Auguri a Rita Musa, giornalista, già mia allieva combattiva (lei e altri poi diventati amici mi sequestrarono un giorno di esami nel mio secondo anno di assistentato a Scienze politiche. Motivo: volevano il 30 per tutti i frequentanti del seminario perché “ci sono anche i timidi, che all’orale non rendono”. Alla faccia della timidezza…). Auguri ad Anna Rita, consorte di Lillo amministratore sapiente di Melampo e a sua volta mia allieva e poi baby sitter dei miei figli. Auguri a Rita fisioterapista, patita dell’anti-ginnastica che secondo lei fa bene. Auguri a Rita Funes, editrice di Sassoscritto, casa di destra per bene. Auguri a Maria Rita, biologa di fama, più di duecento pubblicazioni scientifiche internazionali ma che non è diventata ordinario. Auguri a (Marghe)Rita, amica di pensionato Bocconi, se è il suo onomastico. Auguri a Rita Borsellino, lo sguardo dolce dell’antimafia. E auguri soprattutto a Rita mia sorella (e se no, perché ho scritto il post?), che si sta battendo come una leonessa perché la fiction sul generale dalla Chiesa non sia troppo fiction e rispetti per quanto possibile il senso di una storia che non fu banale. E proprio perché non fu banale le venne imposto il nome di Rita. Un fioretto che fece mia madre a Santa Rita da Cascia. Per vedere mio padre tornare vivo dalla guerra prima e dalla Resistenza dopo. Alla fine si sposarono. Auguri, sorellaccia!
Nando
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