Sorpresa! Assaggio di Stromboli con poesia

Wow, sono a Stromboli (www.wanderfulstromboli.it). Ci sono arrivato ieri nel tardo pomeriggio su un aliscafo che sembrava un incrociatore. Più stabile, è vero, dei normali e classici aliscafi, ma con i panini che fanno ugualmente schifo ("prenda lo spek con rucola che è buono", e io pirla l’ho preso…). Avevo messo in programma questo week end da mesi, morivo dalla voglia di vedere com’è Stromboli in giugno e ora ve lo dirò. Ma prima devo chiedere scusa per non avere annunciato agli amici questa mia puntata (per me) fuori stagione. Il fatto è che temevo molto di sentirmi dire "visto che vai a Stromboli perché non cogli l’occasione per" (segue: presentazione di libro, inaugurazione di qualcosa, dibattito sul Pd e altro ancora); oppure: "visto che vai a Stromboli perché non vieni con tutta la famiglia in Calabria e ti fai un po’ di bagni e qualche incontro, che gli amici (o i compagni) ci tengono molto". Insomma, mi sono concesso una normale tattica di autodifesa militante.

Sono a casa di Lidia, amica tra le più care; e alla quale devo soprattutto di avere accettato praticamente a occhi chiusi la mia oscena proposta di dar vita al Mantova Musica Festival, in quella prima edizione da ferro e fuoco del 2004.

Terrazza a giro sul mare. Stanzino delizioso per me quasi da pensionato universitario. Stromboli in giugno è davvero diversa. Tutto è più brillante. L’aria, i colori dell’isola, il cielo. Il sole tramonta (anzi: "sprofonda", come da nessuna parte) dentro il mare di Piscità anziché girare dietro la fine delle spiagge. La luna piena crea un clima arabeggiante tra i giardini interni e le terrazze che in agosto non ho mai percepito. La striscia bianca della risacca si vede per intero quando è sera, per tutta la sua lunga ondulazione, senza scomparire mai. E infine a mezzanotte l’orizzonte non è blu fondo come in agosto ma è di un azzurro scuro intenso, simile ai colori che si trovano tra un mese nei paesi nordici verso l’una-le due di notte.

Quello che è uguale è il magico profumo che si leva dalla terra lavica quando il sole se ne è andato. Lo trovo uno dei più grandi misteri dell’isola, questo del profumo che nasce dalla terra, e solo quando arriva il buio. Non ho dubbi. Qui verrò a chiudere i miei giorni. Qui verrò a scrivere e a riconciliarmi con la mia vita. Con quello che ho visto e con quello che ho sentito. Qui rifletterò su quello che ho fatto. Vorrei solo che, allora, il mare fosse più pulito di ieri e oggi. Dice che è colpa della mareggiata. Fatto sta che (lo dico? non lo dico?) sabato scorso a Bellaria l’acqua era più pulita (ecco, l’ho detto!!). E vorrei pure che smettesse questo traffico clandestino di motorini e motoroni, che dovrebbero essere consentiti solo ai residenti e che invece i residenti acquistano in quantità industriali per affittarli a turisti che bisognerebbe rispedire a morbidi calci nel loro paese (ma se vuoi spetazzare sulla moto, grullo d’un turista, devi giusto venire a Stromboli?).

Segnalo doverosamente anche qualche novità. Da settimane il vulcano non fuma e non fa botti, nessun rossore vivido (e nemmeno pallido) lungo il cratere. Pare anzi che si stia rifacendo il cratere per l’estate, dopo averlo deturpato con un grosso botto in marzo. Le pendici del vulcano, grazie alla pioggia e grazie alla temporanea assenza di lava in discesa, sono verdeggianti, e non so dire se esteticamente sia meglio. Alle pendici del vulcano, invece, sulla strada che porta dal centro a Piscità, hanno rimesso a posto il campo di calcio. Che ora è bello, dignitoso, con le sue porte regolari e le sue reti nuove, la sua terra battuta sopra distese di pietra da farsi male. Ora è un vero campo di calcio e ci si può giocare. Una poesia nella poesia, mentre (facendo da contrafforte a una bandiera di Forza Italia) su due case strombolane garrisce la bandiera nerazzurra. Per ora è tutto.

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