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Fatiche democratiche. Con botta di letizia
Dice: e come è andata ieri sera allo spazio Melampo? Ah, saperlo…Se raccontassi che ne sono uscito tonificato nei miei propositi direi una piccola bugia. Partito democratico, democrazia partecipata, voglia di presidiare l’etica pubblica con una bella alleanza trasversale dentro il partito che verrà… Voglia di non dimenticare i tanti buchi neri della nostra idea di democrazia nel Novecento… Metto i puntini come negli sms, ma non con allegria. La sensazione è che chi si batterà per queste cose non avrà dietro né il partito, che un po’ lo considererà come un corpo estraneo, e nemmeno l’opinione pubblica, la quale a sua volta in queste cose sceglierà di non immischiarsi. Una bella e orgogliosa solitudine, insomma; forse una riserva indiana con un pugno di propri simili. Un autentico trionfo popolare. Andrea Riscassi, gioiellino della nidiata di “Società civile” e ora alla Rai di Milano, ha giustamente notato come la dimensione della memoria e della politica estera (e dei diritti umani) toccata da Gabriele Nissim sia stata praticamente ignorata.
Lo so, tanto lo so che poi alla fine sceglierò di non arrendermi, ma che fatica amici (a proposito: ringrazio i blogghisti che sono venuti insieme a carissimi amici di una vita; e ringrazio pure mio figlio, incredibilmente comparso alle nove e mezzo, anche se alla fine non mi sembrava propriamente pimpante come quando esce da un concerto di Bruce…). Che fatica perché prima ti dicono che le regole sono tutto, che vengono prima di ogni altra cosa: la legge uguale per tutti, la porcata della legge elettorale, il conflitto di interessi, la casta, ecc. Poi appena parti dalle regole, quelle che ci bruciano, quelle che offendono il nostro senso della democrazia, allora voilà, signori si cambia; e ti dicono che l’importante sono i progetti, che le regole mica sono il cuore della politica. Come se io potessi fare il programma del partito democratico. Il bello è che in assoluto hanno pure ragione. Si parla di (quasi) tutto tranne che dei grandi problemi della gente. Ma ci sarà una ragione se avviene così; ed è che la politica funziona con certe priorità e metodi. Includendo certi interessi ed escludendone altri. Non vogliamo dunque cambiarli, priorità e metodi, proprio per potere affrontare le grandi questioni di oggi con lo slancio e le competenze e le idealità necessarie? Ribadisco: miiiii, che fatica!! Ero già in pista per fare un’altra riunione di questo tipo a Roma, ma confesso che ora ci voglio pensare ben benino.
Intanto mi consolo. Continuano – nonostante tutto – le occasioni di letizia collettiva. Cesare Previti perderà il suo status di parlamentare. Era ora. Con buona pace su; e pure del suo avvocato difensore, l’insigne Giovanni Pellegrino, l’ex presidente della commissione stragi e presidente diessino della provincia di Lecce (davvero comica, più che “tecnica”, la sua intervista a Repubblica). Ora vi lascio. Vado a Santa Cecilia al concerto di musica iraniana. Corona un discreto lavorio che abbiamo fatto dal ministero per tenere un filo (e più di un filo) di dialogo culturale con Teheran. Voto (su questo) al ministero: 7+
Nando
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