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Referendum. A chi piace la porcata
Olà, ho finito verso mezzanotte e mezzo la raccolta delle firme per il referendum contro la legge elettorale, la celebre porcata che nessuno (o quasi) vuole abolire. Riflessioni da via Dante, strada pedonale del centro di Milano, fatte nel bel mezzo degli assalti ripetuti di battaglioni di zanzare che nessuno di noi si era preoccupato di rintuzzare (si pensa a trovar la musica, oh sì; ma a difendersi dalle zanzare e a difenderne la gente che aspetta di firmare, quello no, è troppo volgare). Riflessioni che suonano così. Non ho mai visto, forse nemmeno nel ’91 (referendum Segni), tanta gente in fila per firmare. E’ accaduto a Roma, dove a un certo punto, mercoledì sera, ci eravamo perfino montata la testa vedendo decine di persone in coda; salvo capire che molte credevano che al tavolino si vendessero i biglietti dell’estate romana all’isola Tiberina! In ogni caso, ripeto, era già accaduto a Roma. A Milano forse ancora di più. Gente di sinistra, gente di destra, gente che ce l’ha con i partiti e basta. Gruppi di cittadini, anche nati negli anni ottanta, che arrivavano spontaneamente, senza bisogno di nessun accompagnatore. Qualcuno diceva: vi ho cercato tutto il giorno, nemmeno la polizia sapeva dov’eravate. Qualcun altro: ho fatto un’ora di macchina per venire a firmare (si vede che in provincia han battuto la fiacca; ebbravi!). Insomma, la faccio breve: raccolgo firme referendarie dal 1978. E posso testimoniare che in genere abbondano i tavolini e i militanti mentre manca chi firma, da cui le note fatiche di Sisifo per raggiungere le 500.000 firme. Qui invece ci sono a frotte i cittadini che vogliono firmare ma mancano i tavolini, sicché la fatica di Sisifo la si fa per ragioni opposte. Il che vuol dire una cosa sola: che i partiti non vogliono una cosa che i cittadini vogliono fortemente, ossia cambiare la porcata.
D’altronde avete visto che cosa non si sono inventati per il partito democratico che amo come me stesso? Liste bloccate, divise per collegio. Di nuovo liste bloccate. E allora uno dice: amici cari, non date più la colpa al centrodestra, perché quando tocca a voi di decidere come si va a votare per il vostro partito, e lo potete fare in assoluta libertà, ancora una volta togliete al militante il diritto di scegliersi le persone. Ma si può sapere verso dove si va, accidenti? Quarantacinque persone elette da nessuno (e passi…) decidono che in ottobre continueremo a non potere scegliere nessuno (e questo è intollerabile). L’importante è il progetto, si dice. Te lo do io il progetto, o gonzo che non sei altro. Perché le persone contano eccome! Prova a cambiare un preside con un altro, un manager con un altro, un ricercatore con un altro, un giudice con un altro, e poi me lo sai dire se conta il progetto o la persona (la quale in genere è conosciuta anche per le idee che ha, o no?). Il guaio è che negli ultimi anni la politica è finita nelle mani di persone che con il consenso vero non si sono mai misurate. E la pacchia gli piace assai. Perciò continuano a spiegare che le preferenze si portano dietro le clientele e la corruzione. Alibi ottimo, lo so. Ma non si può uccidere la democrazia in nome della lotta alla corruzione. Anche perché poi un Consorte spunta sempre lo stesso. O no?
Nando
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