Finlandia tour/7. Sociologia spicciola spicciola

Oh, eccoci a domenica mattina, ultimo giorno del viaggio finlandese (voto: 8 e mezzo). Non starò a raccontare che cosa ho fatto e che cosa ho visto nella Tallin sconosciuta e sorprendente. E nemmeno di quel che ho fatto ieri sera a Helsinki, tornata sotto una romantica pioggerellina dopo quella che a giudizio di tutti è stata "la settimana più bella dell’anno" (e chi era Gastone Paperone al mio confronto?). Metterò invece in fila qualche elemento di sociologia spicciola, che mi dispiace solo di non avere tempo e strumenti per "spremere" come sarebbe giusto. Ma sento di dovere le segnalazioni agli amici blogghisti. I mercati, anzitutto. Sono diversi da quelli italiani. Nella capitale, ma soprattutto nei centri di trenta-quarantamila abitanti, dietro le bancarelle ci stanno normalmente i produttori. Che appunto portano al mercato i risultati delle loro fatiche, specialmente quelle agricole. I prodotti non sono fatti in serie, non sono luccicanti e tondeggianti, ma sono storti, diseguali. E i venditori se li guardano con un amore particolare (che si vede tutto!), perché dietro ci sono loro, non altri sconosciuti, al massimo ci sarà un vicino più anziano. Non è così per i souvenir, certo, ma è così per certe forme di artigianato sghembo. Credo che sia per questo che i mercati rappresentano una vera attrazione per la vita delle cittadine minori. Secondo, l’acqua. Qui non esiste che uno compri acqua in bottiglia senza bollicine, è un lusso da pazzi. O da italiani, se volete, che ne sono il primo o secondo consumatore al mondo. Qui quando fai la fila per comprare le bevande, c’è in fondo alle bottiglie di birra o coca cola un delizioso rubinetto con i bicchieri di cartone per chi vuole acqua naturale. La quale è gratis. E nessuno si offende se si preferisce l’acqua gratis a ciò che costa. Insomma, si può non pagare per bere!

Terzo, i giovani e le giovanottine. Ci sono una marea di ragazzi che suonano per la strada. Vengono con il loro strumento, da soli o in gruppo, suonano quel che basta per raccogliere il denaro che gli serve, e poi se ne vanno, lasciando il posto ad altri. In genere sono bravissimi. Il risultato è che la città sembra un’altra cosa. Non propongo questo ai giovani dei nostri conservatori se no direbbero che voglio metterli per la strada; ma dico che almeno in forma organizzata qualche serata così alla propria città la si potrebbe offrire. Diciamo volontariato retribuito (le parole hanno sempre un loro peso…). Vanno poi molto i pattini e i monopattini e ogni strano tipo di bicicletta. A Tallinn notate la sera molte ragazze con tacchi altissimi e pretese di eleganza e schiene nude e interi locali requisiti per gli incontri con i loro corteggiatori o anfitrioni. Direi belle, ma con una terribile aria da Milano da bere di vent’anni fa. Rimango del mio parere: le italiane, quando hanno classe (che non vuol dire soldi), non le batte nessuno. Fatto con ciò quest’ultimo omaggio al mio popolo e alla mia gentile accompagnatrice, mi rimetto in moto pronto ad affrontare l’infernale assalto che le zanzare finlandesi avranno verosimilmente progettato per questa domenica: così da lasciarmi i segni addosso per il mio rientro in Italia e costringermi a fare da testimone vivente della loro potenza. Satanasse che non sono altro…

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