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La leggenda delle zanzare finlandesi
(l’Unità, 20 agosto 2007) – Dite la verità: avete mai sentito parlare delle zanzare finlandesi? Ve ne parlo io, allora. Per parlarvi di Milano. Per raccontarvi una straordinaria parabola. Che come poche spiega e descrive l’odierna congiuntura del capoluogo lombardo.
Tutto inizia circa tre mesi fa. Quando decido di realizzare un mio antico sogno: trascorrere una vacanza in Finlandia. Sono già stato affascinato dalla Norvegia (soprattutto) e dalla Svezia. Mi manca la Finlandia. Voglio vedere i suoi laghi, girare per le strade che li costeggiano senza sosta.
Come può essere, visto dal vivo, un Paese che conta 200mila laghi, in pratica uno ogni venticinque abitanti? Appena incomincio, nelle tipiche discussioni primaverili, a rivelare le mie intenzioni di viaggio, gli interlocutori milanesi danno mostra di grande preoccupazione. In Finlandia?
Ma vai a farti divorare dalle zanzare? Sulle prime resto un po’ interdetto.
Penso che forse i miei ascoltatori, a volte amici, a volte no, abbiano un’idea un po’ suggestiva e stravagante dei paesi scandinavi. Ma il fatto si ripete. Scorgo perfino negli occhi di chi mi ascolta una specie di brivido di paura. In Finlandia? Ma come fai con le zanzare? Oh, portati una tuta a zanzariera, mi raccomando. Lo ammetto, un po’ vacillo di fronte a questa reazione. Che si ripete ogni volta. Automaticamente, pavlovianamente. Non ce n’è uno o una che mi dica una cosa diversa. Ma come, e io che pensavo che la Finlandia fosse il Paese dei laghi, di Helsinki, del design, della Nokia, del salmone, dello stato sociale, degli investimenti in università e ricerca, delle grandi foreste, delle renne e perfino di Babbo Natale, com’è possibile che non sapessi nulla delle zanzare?
Compulso i vecchi libri di geografia. Neanche un cenno. Consulto le temperature delle capitali europee e scopro, se questo può essere un indicatore spannometrico, che a Helsinki ci sono mediamente dieci gradi in meno che in Italia. E allora perché questo universale terrore delle zanzare? Perché l’immagine dell’insetto più molesto è quella che più immediatamente si associa al nome Finlandia? Che cataclisma è mai accaduto da quelle parti senza che io ne abbia mai saputo nulla?
Lo stesso succede a mia moglie. Anche lei vede nelle serate di gruppo o negli incontri a quattr’occhi le stesse espressioni sbigottite. Anche lei riceve gli stessi consigli: uno stock di Autan, bello tosto, anche se – attenzione – potrebbero sequestrarvelo all’aeroporto; e un bel po’ di Fargan per curare le punture quando la prevenzione non basta. Il risultato?
Che la coppia si consulta. Ma non è che è meglio andarcelo nello Jutland o in Scozia o puntare direttamente a Sud? D’altronde non possono essersi mica messi d’accordo per farci uno scherzo, ragioniamo, non si conoscono tra di loro. E nemmeno possono esserselo inventato. Ci sarà un motivo se tutti dicono così. E un motivo di quelli belli forti, continuiamo a ragionare.
Perché per essere così terrorizzati dalle zanzare in una regione come la Lombardia, devono essere proprio micidiali queste zanzare finlandesi. Un padano, o un residente della Padania, le zanzare le trova dappertutto. Uno che è stato a chiacchierare di sera sui navigli milanesi, uno che è stato anche una volta sola a un concerto a Villa Arconati, o di passaggio alla festa dell’Unità di Suzzara, o è andato a cena nel Pavese, o la domenica pomeriggio sul Ticino, che paura può mai avere delle zanzare? Insomma, ci convinciamo razionalmente che, in forza di qualche sovvertimento climatico o geologico, debbano essere comparse recentemente in Finlandia delle nuove, temibili specie di zanzare. D’altronde lì ci sono i laghi…
Il primo dubbio mi viene quando, facendo appello al mio spirito sociologico-pragmatico, una sera che sono a cena con amici romani chiedo loro a che cosa associno l’immagine della Finlandia. Le renne, rispondono alcuni. E altri: Babbo Natale, i laghi. Il ghiaccio. Nessuno comunque dice «le zanzare». E questo mi fa riflettere. Già, perché a Roma nessuno pensa alle zanzare finlandesi? Anzi: perché nessuno ne sa nulla? La risposta più semplice è che Milano sia una città più internazionale, dove per affari e per studi (è la città delle Eccellenze, dopotutto) si viaggia incessantemente, entrando in possesso prima che altrove, delle novità che agitano il mondo. Alla fine decidiamo di partire. Ovviamente equipaggiati di Autan «Plus-Protection» e di chili di Fargan. I laghi, in fondo, valgono bene un po’ di zanzare.
All’arrivo a Helsinki, dove ho preparato per l’occasione anche un incontro ufficiale con il ministero dell’Educazione finlandese, chiedo qualcosa in proposito al consigliere diplomatico della nostra ambasciata. Lui, gentilissimo, senza tradire alcuna sorpresa, risponde però che non gli risulta. Spiega che in genere, là dove ci sono, le zanzare lo divorano. Ma che qui non gli è mai successo. Come dubitare però dei tanti testimoni milanesi? Penso che in fondo, per ragioni di lavoro, lui sia costretto a concentrare la sua presenza a Helsinki e che dunque poco possa sapere per esperienza diretta di ciò che di terribile accade nella regione dei grandi laghi. In ogni caso a Helsinki zanzare non se ne vedono. Nemmeno facendo con il battello il giro delle isolette circostanti. Nemmeno stando in un pub all’aperto accanto al porto nelle lunghe ore del tramonto baltico.
Saranno più a nord, è ovvio. Prendiamo un’auto a noleggio e andiamo verso nord, come da programma. La prima sera sto su un barcone sul lago di Lappeenranta. Sorseggio una birra a lungo, guardando il cielo che si fa scuro e la luna che sale. Lì sul lago, con alghe e vegetazione folta di fronte. E l’Autan da pronto intervento nella borsa di mia moglie. Niente.
Iniziamo perfino a fantasticare su una micidiale strategia delle zanzare finlandesi per colpire lo straniero nel momento in cui abbassa le sue difese. La sera dopo troviamo un delizioso bed and breakfast vicino a Mikkeli. Nel frattempo siamo stati su fiumi, gole, dighe, prati, parchi.
Nulla. Ma dove decidiamo di fermarci c’è un grande lago accanto, con canneto. Facciamo una passeggiata sulla riva un po’ prima del tramonto. Mia moglie dice: mi ha punto una zanzara. Eccole, pensiamo, è finita. Invece rimane una puntura in tutta la sera, anche se sfacciatamente la trascorriamo su un terrazzino in legno illuminato. Così pure il giorno dopo, sulle rive totalmente disabitate di un lago a sud di Heinola. E nei giorni successivi.
Esito finale della eroica spedizione: una sola puntura in due, senza avere mai usato l’Autan e tantomeno il provvidenziale Fargan.
E ora naturalmente sorge la domanda. Ma perché una città intera ha descritto per mesi la Finlandia come la terra delle zanzare? Perché quella reazione uguale e identica in decine e decine e decine di persone colte e aduse al viaggio? Perché quella irresistibile associazione mentale in ogni ambiente professionale? E perché quella verità assurda scientificamente (non «quando si sciolgono i ghiacci», non «in quella regione»; ma «in Finlandia, sempre») è diventata credibile, più che leggenda metropolitana, verità certa e condivisa? Non è forse questa una metafora, una parabola formidabile dello stato culturale della città? La città che fu capitale dell’Illuminismo, che diede spinta alla scienza e all’industria in tutte le loro combinazioni, che oggi vanta il primato della ricerca scientifica, è la città in cui tutto può diventare, senza dimostrazione, anzi, alla faccia di ogni dimostrazione contraria, verità conclamata. La città dove la virtualità è la dimensione in cui si pensa, si parla e dalla quale si decide – anche – su quella piccola e scomoda appendice che sono i fatti materiali. Basta dirla e ridirla, una cosa, e diventa vera. Il pericolo comunista. Il complotto dei giudici. La cura Di Bella. I Diari del Duce. Le luminose sorti dell’Arcimboldi. La nuova Accademia di Brera alla Bovisa. Le Eccellenze che tutto il mondo ci invidia. Fino alle zanzare finlandesi.
Quale sarà la prossima?
Nando
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