Il Vaff. Day di Beppe Grillo. Pensierini

Oggi ho scritto questo intervento per il Blog di Rosy Bindi.

Cara Rosy, hai visto il successo di Beppe Grillo? Be’, non mi ha sorpreso. Anzi, credo che avrebbe potuto tranquillamente raddoppiare le cifre della partecipazione se solo avesse avuto il traino di stampa e televisioni. Evidentemente il suo Blog sta surclassando buona parte di quotidiani e settimanali. E, soprattutto, ha evidentemente molte ragioni dalla sua parte. Io credo che chi di noi è più sensibile all’esigenza di una politica aperta e di servizio debba sapere interpretare lo spirito migliore di una manifestazione come quella di ieri. Non per scimmiottare Grillo, che è un comico e molto di più e di diverso, anche da noi. Ma perché ci sono ragioni di fondo della manifestazione che devono vivere nella nostra idea e prassi della politica. Purtroppo da anni molti nostri "colleghi" agiscono e decidono e omettono come se vi fosse una perfetta sintonia tra la politica e la società civile, confondendo l’assenso passivo o la rassegnazione talora sprezzante dei cittadini con il consenso.

Abbiamo la responsabilità di dimostrare con chiarezza che c’è, nei partiti, nelle istituzioni, chi non esprime l’immagine della politica dileggiata ieri da Grillo e dalla piazza. Penso alla proposta di mettere al bando i condannati dal parlamento. Rosy, dobbiamo dire, e poi ridire, che quella proposta alcuni di noi l’hanno già presentata in parlamento. Che non abbiamo avuto bisogno del Vaff. Day (che infelice nome…) per chiedere quello che recita il primo punto della proposta di legge firmata ieri da 300.000 cittadini. E che non l’abbiamo depositata, quella proposta, nella scorsa legislatura, per lasciarla in un cassetto. Ma l’abbiamo portata in  commissione al Senato, dove abbiamo perso. Ora, figurati, va bene riproporla. E’ utile rilanciare la sfida. Ma è importante sapere che ciò che Grillo ha ritenuto giusto lo aveva già ritenuto giusto una pattuglia di senatori. Che la complicità e il quieto vivere non sono dappertutto.

Se non chiariamo queste e altre cose, se non gridiamo la nostra contrarietà alla vergogna delle liste bloccate (una vergogna anche per il nostro nascituro partito democratico, ahimé), tutti saremo uguali. E la tendenza a far tutto un fascio c’è, purtroppo, in un movimento che viene convocato in piazza su quella infelice parola d’ordine. Proprio l’altro ieri in un dibattito su Radio Popolare (Radio Popolare dico, mica la radio della Lega), mi sono sentito accusare di parlare come parlo ora perché ho "il cadreghino da difendere", oppure di avere come portavoce "Enzo Carra il condannato" (falso, falso, falso consapevole). Ecco. Anche per sconfiggere le correnti populiste che vedo montare (e Berlusconi le ha aizzate mica poco…) dobbiamo, da qui al 14 ottobre e soprattutto dopo, rendere chiara con i fatti e con le parole (che contano) la nostra identità: passione civile per la politica e, come ormai usiamo dire, democratici davvero.

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