Test, che passione (in tutti i sensi…)


Ci abbiamo provato. Ma il “paese reale” è quello che è. E così anche i test di medicina, nonostante le procedure studiate attentamente in luglio, sono diventati materia di scandalo. Plichi rubati a Catanzaro, padri o zii che suggeriscono ai figli travestiti da candidati, suggerimenti via sms; fino alla diabolica centrale criminale di Bari, dove il povero rettore era stato pure sbeffeggiato da alcuni suoi colleghi per la cura che aveva messo nel cercare di prevenire irregolarità e scorrettezze. Il paese reale, appunto. Fatto di decine di migliaia di ragazzi che hanno affrontato i test onestamente, ma anche di un bel po’ di filibustieri. Tu organizzi il sistema delle prove immaginando di poter contare su una fitta rete di persone di fiducia, non foss’altro che per il loro ruolo e le loro responsabilità, e invece i varchi si aprono a bizzeffe, qualche commissione non segue le indicazioni (i ventenni metteteli con i ventenni, i sessantenni con i sessantenni…), qualcuna dorme davanti ai cellulari e io (come il ministro) dico che non pagheranno solo a Catanzaro o a Bari. Evidentemente non si è ancora capito che la corruzione deve sloggiare dall’università, comprese medicina e odontoiatria. Ma certo finché ci saranno giovani, come l’anonimo studente di Repubblica, che si vantano di essere stati più furbi degli altri e di non avere alcun senso di colpa, questo paese è destinato ad andare a rotoli. Dio ci scampi da quel virgulto che diventa medico; e ne scampi soprattutto i possibili pazienti.

Quanto ai test, altro che lasciare il campo agli “esperti”! La lezione è che dovevamo avere l’arroganza di ficcarci il naso prima. E in effetti anche la storia dei test qualcosa ce la dice, sullo stato dell’università. Sentite bene questa. In un corso di laurea di Scienze della Comunicazione (dove il test non è obbligatorio) decidono di fare la prova di ammissione. Entrino i migliori. Benissimo. Nel test ci mettono (i docenti, gli esperti…) una domanda che riguarda il sequestro Moro. Giusto, i ragazzi devono sapere, proprio per cultura generale di base, i grandi fatti della storia contemporanea del loro Paese. Domanda: chi era il presidente della Repubblica all’epoca del sequestro Moro? Risposte possibili: Scalfaro, Ciampi o Pertini. Certo, avete ragione, nessuna era giusta. Il presidente era Leone. Pertini venne eletto qualche mese dopo, all’epoca (lo dico?) dei mondiali di Argentina e della nascita di mio figlio Carlo. Allora mi chiedo: ma se abbiamo questi docenti, con questa cultura storica, o se  questo è comunque il loro scrupolo nel predisporre i testi di ammissione, non è che si debba adottare un pizzico di spirito napoleonico e dire sì all’autonomia e no all’ignoranza fiorita al riparo di ogni controllo?

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