Cose buone dal mondo. Donne, vecchi e bambini

Ecco a voi alcune cose buone dal mondo. Così, giusto per rifarsi la bocca. Intanto il festival delle donne organizzato a Pesaro dall’assessorato provinciale alla cultura. Che c’è di così bello? Che l’hanno organizzato in una caserma. Semplicemente geniale. Credevo che ci fosse un errore quando me l’hanno detto. In caserma? Ma sarà una caserma dismessa, chiusa, ho sostenuto con le mie collaboratrici. Macché, era bella aperta e funzionante, con tanto di reparti militari schierati. Anzi, un reparto l’ho perfino passato in rassegna, e me l’ha presentato a sciabola sguainata e sorriso non marziale una capitana-antropologa. Bravo il colonnello comandante che, contro ogni previsione delle stesse donne promotrici, ha autorizzato l’esperimento. Tanti stand, compreso quello gastronomico, e centinaia di cittadini che camminano e partecipano ai dibattiti, mescolandosi a soldati, carabinieri, auto militari. Roba mai vista, eccezziunale veramente.

Poi la scena che ho vissuto vicino a piazza Cadorna a Milano. Totalmente eccentrica rispetto allo spirito della città. Una giovane donna (oserei dire una ragazza) mi ha rincorso mentre attraversavo la strada. Mi ha chiamato, mi ha mostrato la pancia da quarto o quinto mese sorridendo e poi mi ha detto: “Mi ha sposato lei”. In effetti quand’ero consigliere comunale “univo in matrimonio” le coppie che telefonavano in Comune dicendo che desideravano essere sposate da me. Che la futura mamma mi abbia voluto fermare nell’istante in cui passavo per associarmi al bimbo che verrà, e coinvolgermi nella sua gioia, mi è parso bellissimo. Non si usa più, è fuori moda, non ci si guadagna niente, ecc. ecc., ma alla fine nulla vale quanto il saper partecipare la propria felicità.

Infine la chiusura della festa dell’Unità a Bologna. Ci sono andato l’ultimo giorno, dopo il comizio finale di Fassino, a presentare le Ribelli. Girava questo racconto, pare vero. In uno stand arriva Massimo D’Alema. Allora un compagno, come d’uso, prende il microfono e lo comunica agli astanti, fitti e chiassosi, distribuiti per i tavoli a cenare. “Compagni, abbiamo qui il vicepresidente del Consiglio Massimo D’Alema, il presidente del nostro partito e ministro degli Esteri”. Pochi e tiepidi applausi partono dai tavoli, una freddezza diffusa, forse legata alle vicende Unipol, perché la politica estera a me sembra ottima. Ma non è certo questa la buona notizia. La buona notizia è che in ogni caso il sentimento prevale sulla ragion politica o di partito. Perché quando la stessa persona riprende in mano il microfono per dire che il compagno Pietro, impegnato a faticare lì allo stand, compie settanta e passa anni, tra i tavoli c’è una vera ovazione. Applausi e urla di giubilo per tre minuti. Se è tutto vero, è un altro segnale dei tempi. Quelli che vanno alla festa dell’Unità non sono qualunquisti…

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