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La scorta e i costi della politica. Pensierini
Sono a Trani, dove faccio sosta ogni notte nel mio viaggio di tre giorni e mezzo perla Puglia. Un paio di appuntamenti ai "Dialoghi di Trani", una delle migliori manifestazioni culturali di tarda estate, sempre molto attenta ai temi dell’etica e della giustizia (avrò domenica un confronto con Fisichella, il senatore e non il pilota, su "etica e politica"). E poi viaggi e visite per conservatori e accademie. Stamattina ho realizzato comunque il mio obiettivo principale: andare al conservatorio di Monopoli e dirgli -sissignori- che è in assoluto uno dei migliori d’Italia, che ha dato vita a una scuola vera e propria, che ha molti tra gli adolescenti più promettenti in assoluto, la più piccola dei quali è Beatrice Rana, pianista quattordicenne. Trovo che quando le persone lavorano bene sia giusto dirglielo, a voce alta e possibilmente nel loro ambiente.
La mia giornata però è stata segnata soprattutto da alcune riflessioni "di nuovo conio" sulle scorte. E mi spiego: nel mio giro pugliese mi è stata assegnata una protezione molto simile a quella che poteva avere, che so, Caselli a Palermo. Non chiedetemi perché; non ne ho idea. Non l’ho domandata io, me la sono trovata: efficiente, professionale, educatissima. Ma numerosa. E chi mi vede arrivare pensa che sia io ad andare in giro abitualmente così, che distolga un certo numero di poliziotti dal loro servizio principale per fare la scorta in pompa magna al sottosegretario. Crede che sia io a volerli, o a tenerli, per le classiche ragioni di status symbol. Chi mi ha visto qui non sa che a Milano vado in tram e che mi prendo anche i treni regionali e (ovviamente) gli aerei di linea. Penserà e ricorderà di avermi visto -era veramente lui…- con una bella scorta. Fra l’altro, sapendo di venire in Puglia, mi ero anche portato un costume da bagno. Vuoi vedere, mi ero detto, che, come al commissario Montalbano, tra una missione e l’altra mi capita di trovare mezz’ora per un magnifico bagno settembrino? Poi ho capito. Nada de nada: potrei mai arrivare a una spiaggetta, sopra uno scoglio, con tre auto e tanti poliziotti? Andarmi a fare il bagno con la scorta? Vedi un po’ come possono intendersi i celebri costi della politica. Il cittadino, giustamente, li misura dagli agenti che mi seguono senza che io sia particolarmente minacciato; io pure, ma in più ci aggiungo la mia impossibilità di fare il bagno (è questo il mio "personalissimo" costo). Ci aggiungo cioè questa specie di prigionia che per fortuna non è ovunque se no impazzirei. Insomma, sapete che cosa ho fatto stasera a mezzanotte passata? Ho fatto finta di rientrare in albergo, sono stato in camera a lavorare venti minuti e poi sono riuscito, finalmente solo per camminare lungo il porto di Trani. A respirare un po’ d’aria, a guardare un po’ di stelle, a osservarmi la cravatta svolazzante sotto il vento. Se qualcuno mi ha visto uscire in perfetta solitudine avrà commentato con certezza che la scorta me la tengo come status symbol ma che non ne ho bisogno, tant’è vero che, per divertirmi in piena notte, sono uscito da solo. Io invece penso con pena e solidarietà a chi deve vivere in questo modo tutti i santi giorni. Penso a quell’amico magistrato (di cui non faccio il nome per non sfiorare il patetico) che quando venne a Milano e, circondato "solo" da tre poliziotti, fece qualche passo in libertà per piazza Duomo, mi confessò: "Non mi sembra vero di potere camminare. E pensa che ci sono quelli che mi incontrano e mi dicono: Giovanni, ti trovo ingrassato"…
Nessuna conclusione, nessuna morale. Ma ho pensato queste cose e mi andava di metterle sul Blog.
Nando
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