Bertinotti, Pisa e Beppe Grillo

Stavolta ha ragione Beppe Grillo. E non solo perché “intercetta una rabbia giustificata”. Ma proprio per le cose che dice. Parlo della sua polemica con l’università di Pisa. Non voglio entrare nel merito dell’incontro organizzato da quell’università con Fausto Bertinotti, nell’ambito di un convegno sui problemi del lavoro. In primo luogo perché il tema è centrale per una qualsiasi università, specie in un periodo storico in cui, a torto o a ragione, i giovani percepiscono di avere un accesso difficile e umiliante al mercato del lavoro. In secondo luogo perché ci mancherebbe che i pubblici atenei dovessero farsi scrupoli nel dare voce alla seconda o alla terza carica dello Stato. In questi casi, proprio per la funzione rivestita dall’invitato, non c’è “contraddittorio politico” da organizzare, come lamentano che non sia accaduto i giovani di Forza Italia, i quali potevano fare tranquillamente le loro domande scomode all’ospite. Semmai sta a quest’ultimo svolgere il compito affidatogli restando saldamente (ma non burocraticamente)nell’alveo della sua carica.

Il problema viene dopo, o prima. Viene quando si decide che la partecipazione al convegno darà diritto a un credito formativo. Avvicinerà insomma i partecipanti alla laurea, sia pur di poco. Ecco, questo lo trovo inconcepibile e perfino diseducativo. E’ un parere soggettivo, si intende. Ma credo che dovremmo avere ben imparato tutti che i crediti elargiti in questo modo, invece di incentivare alla coltivazione di profondi interessi culturali, sviluppano l’attitudine alla truffa. Una volta partecipai ai corsi di lettura organizzati per le scuole dalla Melandri quand’era ministro dei Beni culturali. Andai, mi pare, a una biblioteca di Cosenza. Per vedere che i destinatari dei crediti formativi si fermavano sull’uscio, firmavano e se ne andavano. Il pubblico vero lo facevano gli insegnanti. Lo stesso ho visto con i corsi sulla criminalità organizzati da Omicron, dove a stento riuscimmo a frenare lo scandalo delle partecipazioni fasulle organizzando delle prove finali di valutazione. Ecco, io se fossi stato a Pisa nella veste di prof di una materia pertinente avrei detto ai miei allievi: andate al convegno, perché poi su quei temi e sui termini di quel dibattito sarete valutati come su una qualunque delle lezioni del corso. Così facevo, d’altronde, ai miei tempi per gli incontri con gli ospiti “esterni”. Ma dare il credito formativo, sia pure un punto, per l’incontro con il presidente della Camera (e certamente a sua insaputa), significa svilire il rilievo istituzionale della sua stessa presenza. Venite, venite, che prenderete un punto. O addirittura far pensare, come dice Grillo, che per riempire la sala a Bertinotti si sia dato qualcosa in cambio. No, non va bene. L’università va vista per quel che oggi è. Ieri Francesco Forgione, presidente dell’antimafia, si è trovato alla Bocconi poco più di cinquanta volonterosi. E dietro le porte dell’aula, pronti a entrare alla lezione prevista all’orario successivo (e disposti a entrare solo a quella), premevano folle impazienti di prendere i loro sacri appunti aziendalistici. Così è. E non vale la pena, per non farlo vedere, fare degenerare ancora di più i costumi.

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