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La malapolitica e le ricette possibili. E quelle assenze ad Annozero…
Scusatemi le riflessioni a spizzichi e bocconi. Ma appena esco dal più stretto giro delle mie relazioni istituzionali, mi imbatto in persone che maledicono la politica e i politici, che dicono che non serve nulla a nulla, che mi chiedono di Mastella e di Annozero, o che cosa fa lo Stato contro la mafia, ecc.ecc. Io credo che si debbano tenere ben fermi i nervi e i princìpi. Si sentono dire cose sgradevoli ma che hanno un fondamento. Si sentono dire cose che non possono essere accettate solo per quieto vivere. Si sentono dire cose che si condividono al cento per cento. In questo turbinio di umori bisogna sapersi orientare. Ad esempio: io non credo che la Lista civica nazionale di cui si parla potrà risolvere granché. Queste liste funzionano storicamente quando stanno a destra e quando scavano nella pancia del popolo che si fa plebe. A sinistra prendono sempre assai poco, anche quando riempiono teatri o piazze. E poi già c’è la gara per chi se la intesterà, la lista civica. Facile che ne nascano due, per quello che leggo. E che vi confluiscano diversi politici (o aspiranti politici) delusi per le più varie ragioni, pronti a cavalcare la rabbia contro i loro simili.
Naturalmente può darsi che mi sbagli. Ma non credo che il messaggio dell’opinione pubblica progressista potrà essere particolarmente efficace se cercherà di passare da quella strada. Io (e qui rispondo all’osservazione di Andfaedo) penso che in questo momento si debbano adoperare tutti, ma proprio tutti gli strumenti a disposizione per reclamare un cambiamento di rotta. Gli interventi sulla stampa (quella che conta ormai chiede la fine del governo Prodi, bravi loro…), le piazze di Grillo (possibilmente senza dito medio al cielo), le manifestazioni per la giustizia o quelle antimafia al sud (ho fatto un’assemblea a Cosenza proprio tanto istruttiva), il voto alla Bindi (e io, come si sarà capito, ci credo molto), le liste civiche dove saranno credibili (possibilmente non schierate contro candidati per bene e indipendenti). E altro ancora. Tanti strumenti da usare e valorizzare insieme. La sfida nel Partito democratico non è "roba estranea" in questo contesto. Ma è materia che riguarda l’intero elettorato del centrosinistra, i tiepidi e gli accesi. La transizione incompiuta non è da un gruppo di sigle di partiti a un altro. Ma da un costume politico a un altro. Per questo è così dura. Starci dentro è un dovere. O almeno: io lo sento come tale.
Nuovo P.S. su Annozero. Io voglio bene a Salvatore Borsellino, uomo integro e generoso, la cui amarezza dolorosa dovrebbe essere riproposta in filmato ogni giorno a molti governanti. Però mi chiedo: perché in quella trasmissione non era presente Rita Borsellino? Non aveva un senso spiegare a tutti, anche attraverso il suo volto, che esiste pure una buona politica, capace di dire le stesse esatte cose di Salvatore? Perché in queste trasmissioni, quando c’è da attaccare un comportamento deprecabile di questo o quel politico, non si dà mai anche l’immagine della politica pulita? Qualcuno sa rispondere? (il brevetto della domanda ce l’ha mia moglie Emilia, che ricorda bene quando, da non politici, io e Claudio Fava andavamo a Samarcanda a dire le stesse cose che diremmo adesso; se solo avessimo la possibilità di dirle…)
Nando
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