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Pignolerie. Malapolitica, cattiva politica. Io e i contratti
La malapolitica è anche non fare i contratti, come propone Initlabor intervenendo sul mio post precedente? No. Non fare i contratti è cattiva politica, politica indifferente alle ragioni e ai diritti individuali e collettivi. Sembra la stessa cosa. Ma non lo è. “Mala” e “cattiva” nell’etimologia da Devoto-Oli sono probabilmente la stessa cosa. Ma non lo sono nel linguaggio dei giornali e dei cittadini; i quali quando seguono le pubbliche vicende usano i termini in base al significato che essi hanno acquistato in contesti specifici, spesso umorali, ma molto ben definiti. “Malapolitica” è parola intrisa da decenni -nell’accezione comune- di corruzione, di tangenti, di complicità inconfessabili. Nessuno ha mai parlato di malapolitica per indicare un governo inefficiente o lento o che manca di parola. Scusate se faccio il pignolo. Ma oggi sento, fortissimamente sento, che ce n’è bisogno. Sento rumore di macerie; e di macerie che tirano giù buoni e cattivi, regole eccellenti e anarchie infingarde, senso delle istituzioni e chi le istituzioni le rappresenta indegnamente.
E se dunque non si rifanno i contratti nell’Alta formazione artistica e musicale non è per corruzione o per complicità inconfessabili. E’ per altre ragioni. Che non mi piacciono. Io sono contento (lo dico sinceramente) che sul mio Blog qualcuno riporti i comunicati sindacali che denunciano il ritardo nella firma dei contratti, dopo gli incontri (infruttuosi) dei sindacalisti con il sottoscritto. Primo perché è segno di vitalità di questo Blog. Secondo perché mi dà la possibilità di dire che in quegli stessi incontri (ahimé infruttuosi) i rappresentanti sindacali mi hanno dato atto di avere fatto tutto il possibile, io, nel mio ruolo, perché la vicenda contrattuale avesse esito positivo. Di avere rispettato (io, in questi meccanismi in cui si intrecciano più persone e più istituzioni) sia i tempi da loro richiesti sia gli impegni che mi ero preso, compresa una argomentata lettera di accompagnamento alla Funzione Pubblica a sostegno delle loro ragioni. Cosa che mi posso permettere di fare perché è abbastanza noto che non sposi mai le cause corporative o assistenziali. E tuttavia, ripeto, sostenendo quelle ragioni, non mi sto battendo contro la “malapolitica”, bensì contro una politica irragionevole, incapace (secondo me) di selezionare bene i suoi obiettivi e di comportamenti coerenti con le riforme fatte. Distinguiamo sempre. Io (ma lo dirò sul prossimo post) sono per distinguere, non (per dirla con il caro Stefanoski) per “azzerare tutto”. Ci manca pure quella…
Nando
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