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Dopo le primarie. Rimescolare, please
Oh, il partito democratico decolla. E ora mi accorgo di non avere ancora riportato sul mio Blog le osservazioni che mi sono venute alla mente (il bello della diretta…) nella giornata di domenica e in quelle successive. I tre milioni e mezzo, ovviamente. All’inizio non ci credevo. Pensavo a una millanteria. E invece è vero. E’ stato bellissimo. Mentre giravo per i seggi e vedevo la gente fare la fila, arrabattandosi spesso a trovare il seggio “di competenza”, anche affrontando lunghe distanze, pensavo che abbiamo un popolo che non ci meritiamo. Un popolo che ogni volta che lo si chiama a una prova si fa trovare pronto e generoso; mentre noi ogni volta che siamo messi alla prova ricadiamo nelle stesse manfrine e impotenze da vanità e competizione. Ho pensato anche che candidarsi nelle periferie fa bene. Fa incontrare persone che altrimenti non si incontrerebbero mai: perché non appartengono alle organizzazioni e associazioni che normalmente riescono a farsi ricevere o raccomandare, o perché non hanno forza sufficiente per fare esplodere i casi che finiscono sui quotidiani. Cito due casi: un disabile organizzatore e difensore civico dei condomini di un enorme isolato di alloggi popolari; una signora ultrasettantenne che ha bonificato a giardino una discarica per poi battersi contro chi voleva (e vuole) costruirci sopra abusivamente. E a proposito di candidature: contrariamente a quanto pensa chi mi accusa di avere abbandonato il Ministero per fare politica, dichiaro qui ufficialmente di avere dedicato a queste primarie non più di sei giorni (con dentro le domeniche), di cui solo due per il mio collegio.
Poila Rosy. E’ andata bene, a Milano soprattutto, dieci punti sopra la media nazionale, e qualcosa secondo me vuol dire, visto che non passa anno in cui non ci dicano che qui, in questa “città sismografo”, si registrano le tendenze del paese. Non vorrei che il precetto non valesse proprio questa volta, sol perché le tendenze registrate disturbano qualcuno degli apparati. Ribadisco: grazie Rosy, che con la sua candidatura ha dato (lei per prima, poi Letta) un senso al voto, alla scelta dei tre milioni e mezzo.Ora però bisogna rimescolarsi. Per valori, per culture. Tra i veltroniani (e tra i lettiani) ho molti affini. Cerchiamo di trarre tutti insieme (chi ci crede) le conseguenze da questa bellissima partecipazione, da questa prova d’appello che il popolo dell’Ulivo ha dato alla “sua” classe politica. Non ci conto ma ci spero.
Nando
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