Questo sito non utilizza alcun cookie di profilazione. Sono utilizzati cookie di terze parti per il monitoraggio degli accessi e la visualizzazione di video. Per saperne di più e leggere come disabilitarne l'uso, consulta l'informativa estesa sull'uso dei cookie.AccettoLeggi di più
Quant’è bella Bologna….(con postilla)
Farò come sempre. Tra le tante arrabbiature e ansie che mi porto dietro fisiologicamente nella mia veste di sottosegretario (della serie: hai voluto la bicicletta? Pedala…) racconterò cocciutamente quel che passa di buono il convento Italia. Di cui nessuno parla. E che invece contribuisce a costruire la nostra realtà quotidiana. Parlerò dunque del convegno di ieri a Bologna. Organizzato da Stefania Pellegrini e Carla Faralli, giuristi insigni, nell’ambito del progetto Ethicamente. L’etica e le professioni. A causa degli impegni alla Camera, che -come immaginavo- mi hanno anche tenuto lontano dai funerali di Biagi, sono riuscito ad arrivare a Bologna solo a pomeriggio inoltrato. Ma le due ore a mezzo in cui ci sono stato sono bastate a farmi capire il valore dell’incontro. E mi hanno confermato l’utilità che può avere l’alimentare una "corrente etica" nel nostro sistema di formazione universitario. Una corrente che attraversi e che irrighi ciò che ancora non viene toccato da problemi cruciali per la nostra qualità sociale. Vedere dunque tematizzare l’etica del consulente fiscale o quella del medico, dell’architetto e del docente universitario, intuire le potenzialità, civili e scientifiche, di questo nuovo approccio mi hanno fatto intravvedere un’altra università. Assai più bella e più ricca d’ossigeno. Un po’ lontana da quella che si raggomitola, spesso inciampandoci, sui concorsi, sulle lamentazioni, sulle difese corporative. Seminare bisogna, mentre si affrontano i problemi quotidiani che appaiono (appaiono…) più urgenti.
Sempre a Bologna abbiamo anche inaugurato una casa dello studente realizzata in proprio dall’università. Una settantina di posti, già tutti assegnati. Con tanto di presenza effettiva dei beneficiari. Per questo la visita ha assunto un tono comico-surreale, ma nel complesso molto familiare. Perché il custode ci ha guidati per i corridoi; e per mostrarci i diversi modelli di stanze suonava alle porte. E da quelle si affacciava uno studente incredulo di vedere una carovana di autorità che con molto garbo e mille volte scusandosi gli chiedeva di potere vedere la sua stanza. Chi era in tuta e diceva "un attimo" prima di aprire, chi studiava, chi lavava i piatti: nell’insieme un’umanità deliziosa, per me un tuffo nel passato bocconiano. Per fortuna l’hanno presa bene, venendo poi tutti giù al "rinfresco" che per loro credo sia stato una benedizione (lo confesso: anche per me, che non mangiavo dalla sera prima).
Poi ci sono le note dolenti, che non posso tacere perché hanno anche un sapore nuovo. Da una recente ricerca condotta sugli studenti universitari bolognesi (non sugli anziani soli…) emerge che uno dei fattori più critici della permanenza in città è per loro la sicurezza. Proprio così. Il giudizio -che ho sentito anche dal vivo- sullo stato delle vie universitarie è quasi agghiacciante. Il guaio è che questi problemi vengono fatti marcire giorno per giorno dicendo che "il problema è un altro". Poi te li trovi davanti d’improvviso in tutta la loro pericolosità ed è troppo tardi. Chi governa non li può ignorare. E chi non li vuol vedere, chi ne nega l’esistenza, non ha -chiedo scusa per la franchezza- molto titolo per governare. Si può discutere dei metodi per affrontarli. Negarli proprio no.
Nando
Next ArticleIo, il complice di stupratori. Ora vi racconto/2